lunedì 28 gennaio 2013

28 Gennaio 1946. La strage di Feudo Nobile
Vincenzo Amneduni brigadiere
Vittorio Levio carabiniere
Emanuele Greco carabiniere
Pietro Loria carabiniere
Mario Boscone carabiniere
Mario Spampinato carabiniere
Fiorentino Bonfiglio carabiniere
Mario La Brocca carabiniere

A Niscemi operava dal 1943 una pericolosa banda criminale che per diversi mesi divenne compagna di strada del movimento separatista siciliano, prima di essere ripudiata dagli stessi separatisti per la ferocia dei suoi delitti. Nel 1946 il capo di questa banda era Salvatore Rizzo che organizzò un agguato per attaccare la caserma di Feudo Nobile (Gela). Una denuncia per pascolo abusivo costrinse un brigadiere e quattro carabinieri a uscire per un sopralluogo. Erano il brigadiere Vincenzo Amenduni, i carabinieri Vittorio Levio, Emanuele Greco, Pietro Loria e Mario Boscone. Dopo il sopralluogo mentre stavano per tornare in caserma furono attaccati dalla banda criminale, tentarono di resistere rifugiandosi in una cascina, ma quando finirono le munizioni vennero catturati e disarmati dai banditi che, non contenti, diedero l’assalto alla caserma per eliminare completamente il presidio. Dopo un cruento conflitto a fuoco riuscirono a sopraffare e a catturare i carabinieri Mario Spampinato, Fiorentino Bonfiglio e Mario La Brocca.
Rizzo e la sua banda trascinano gli otto ostaggi nel profondo entroterra, che sfuggiva a ogni possibile controllo territoriale. Offrirono di rilasciare gli otto ostaggi in cambio del capo dell’EVIS, Concetto Gallo, da poco arrestato. Le trattative fallirono e il 29 gennaio gli otto carabinieri sparirono nel nulla. Solo il 25 maggio successivo, dopo la cattura in Catania del bandito Milazzo che aveva partecipato all’eccidio, i loro cadaveri furono ritrovati nudi in contrada Bubonia, comune di Mazzarino (Caltanissetta) dentro una enorme buca. La buca, profonda 15 metri e larga 3, serviva per l’estrazione dello zolfo dalle locali miniere. Ad uno ad uno erano stati freddati, alla presenza dei commilitoni, e buttati di sotto. Il brigadiere stringeva ancora fra le dita rattrappite la foto dei figli.
Fonte

Nessun commento:

Posta un commento