lunedì 26 marzo 2012

Migron, Territori Occupati

Migron (dal nome del villaggio citato in Isaia, 10:28) è il più grande insediamento illegale* israeliano in Palestina; si trova a circa 15 chilometri a nord di Gerusalemme ed è abitato da 300 coloni - parola di cui si tende a dimenticare il minaccioso significato - che vivono in containers e case mobili.

L'insediamento nacque tra il 1999 ed il 2001, in seguito ad una richiesta avanzata al consiglio regionale israeliano competente. I coloni ricevettero 4 milioni di sheckel dal Ministero per le Costruzioni e le Abitazioni, nel quadro di una politica di supporto agli insediamenti (anche illegali) poi denunciata nel 2005 da una commissione governativa, istituita da Sharon.

Migron venne costruito su terre private palestinesi, rivendicate come legittimamente acquistate dai coloni (uno dei venditori, Abd Allatif Hassan Sumarin, risultò poi morto nel 1961). I proprietari palestinesi - patrocinati da avvocati israeliani - riuscirono a far ritirare una richiesta di proprietà delle terre da parte dei coloni, ma non a riottenere il possesso delle terre stesse. I coloni restavano là, malgrado fossero - tecnicamente - dei ladri.

Nel 2006 Peace Now inoltrò su mandato dei palestinesi una petizione alla Corte Suprema israeliana. La Corte suprema, dopo cinque anni di perizie tecniche, rinvii, controesami, giunse finalmente a deliberare nel 2011 che l'insediamento era illegale, le terre appartenevano ai palestinesi, e di conseguenza i coloni dovevano essere evacuati dalle autorità israeliane competenti.

Il governo israeliano a questo punto anziché eseguire la sentenza avviò delle trattative con i coloni per un'evacuazione pacifica, da avviarsi solo dopo qualche anno e la costruzione di un altro insediamento nei pressi - in pratica chiedendo ai ladri di restituire il maltolto con calma, quando gli fosse stato comodo.

Pochi giorni fa la Corte Suprema ha dichiarato nullo il compromesso, difendendo un concetto che in qualunque paese di diritto sarebbe ovvio:
 
L'obbligo di eseguire una sentenza della corte non è materia di dibattito
Miriam Naor, Giudice della Corte Suprema

Vediamo se adesso Netanyau rispetterà finalmente una sentenza della Corte suprema israeliana, o se succederà qualcos'altro ad impedire o rimandare l'evacuazione. Evacuazione che comunque cambierebbe ben poco, se non forse il residuo rispetto che Israele merita in quanto Stato di diritto: 300 coloni sono infatti nulla rispetto ai 500.000 e passa che ormai vivono nei Territori Occupati.

Qua il tristissimo articolo sulla vicenda dell'Haaretz.

* illegale si intende "in base alla stessa legge israeliana". La stragrande maggioranza degli insediamenti è infatti perfettamente legale per lo Stato israeliano, pur violando caterve di risoluzioni ONU e accordi con l'ANP; e pur non essendo riconosciuti come legittimi dal diritto internazionale, per via del loro essere costruiti su aree fuori dai confini internazionalmente riconosciuti.

Fonti:
Rapporto Sasson (sommario)
Rapporto Peace Now sul furto delle terre palestinesi
Dossier di Peace Now su Migron
L'aggressività cinese e la pericolosità dei nuovi sviluppi per il controllo del mare da parte cinese non è stata ignorata negli Stati Uniti. Si è consapevoli di quello chesta succedendo, e si stanno cominciando a prendere contromisure.

I pianificatori statunitensi sono convinti che in caso di conflitto con la Cina le attuali basi in Giappone e Corea del Sud saranno troppo vulnerabili. Troppo vicine al territorio cinese, verrebbero attaccate con centinaia di missili balistici che saturerebbero le pur cospicue difese antimissile (per dare un'idea, in questo momento sono puntati solo su Taiwan 1.300 missili balistici).
Queste basi si trasformerebbero perciò in una trappola per le navi che vi fossero ormeggiate, e gli enormi depositi logistici - che oggi consentono le operazioni della Settima Flotta - verrebbero neutralizzati nelle prime ore di un conflitto.

Quindi nei prossimi anni il Giappone e la Corea del Sud smetteranno di essere il fulcro della difesa americana nel Pacifico, e le attuali basi saranno ridimensionate o direttamente chiuse.

La principale base aeronavale USA nel Pacifico sarà nelle Hawaii. Al contempo, si stanno sviluppando ed introducendo le tecnologie per rifornire in alto mare tutto ciò che serve ad una flotta per operare e combattere. Anche gli equipaggiamenti che oggi sono ricaricabili solo in porto (come le rampe di lancio verticali di tutti gli incrociatori e cacciatorpedinieri USA) verranno modificati per poter essere ricaricati in pieno oceano.

Le flotte USA potranno operare in pieno oceano per settimane o mesi senza necessità di fermarsi ad un porto.

Si stanno contemporaneamente realizzando accordi con gli alleati minacciati per creare una serie di basi che consentano operazioni spot - quindi non enormi depositi logistici, ma solo approdi. Con Singapore è stato fatto un accordo che prevede il dispiegamento di una nuova serie di navi, piccole e leggere, con il compito di contrastare le nuove corvette stealth cinesi :
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Con l'Australia è freschissimo un accordo che prevede di stanziare battaglioni di marines a rotazione a Port Darwin, la città situata all'estremità occidentale del paese; trampolino di lancio per la Nuova Guinea (e porta d'ingresso dell'Australia) fu anche l'unica città australiana bombardata dai giapponesi e a serio rischio d'invasione.

Le nuove basi hanno anche un altro più sottile significato. Mentre gli alleati storici dell'America - Sud Corea, Giappone e Taiwan - hanno il peso diplomatico, economico e militare per poter resistere alle pressioni cinesi, non si può dire lo stesso delle Filippine, Vietnam, e più in generale dei paesi del Pacifico Meridionale. Dunque gli Stati Uniti hanno bisogno di affermare la loro presenza militare (oggi assente) sia con basi che con accordi di collaborazione.

Il potenziale militare statunitense si sposterà dal Pacifico occidentale al Pacifico meridionale.

Quello delineato sopra è il contesto difensivo nel quale gli Stati Uniti vogliono trovarsi in caso di conflitto con la Cina: pochi bersagli terrestri il più possibile lontano dal territorio cinese, ed una Settima Flotta che naviga invisibile in pieno Oceano Pacifico.

I cinesi stanno sviluppando una serie di sistemi espressamente concepiti per attaccare le portaerei USA: sottomarini ad alte prestazioni, aerei avanzati, missili da crociera supersonici e missili balistici (questi ultimi novità assoluta). I militari USA ritengono di poter contrastare ognuna di queste minacce, anche se in alcuni casi preferiscono non spiegare come. :)

Una cosa che hanno detto è che non si può colpire ciò che non si vede. E hanno rimarcato il fatto che una flotta, a differenza di un porto o un aeroporto, va individuata prima di poterla colpire. Questo significa che essi pensano:
  1. di poter dominare lo spazio aeronavale distruggendo qualunque aereo, nave, sottomarino cinesi prima che essi possano individuare e trasmettere la posizione di una TF USA

  2. di poter dominare lo spazio orbitale neutralizzando o distruggendo i satelliti da ricognizione nemici e difendendo al tempo stesso i propri

  3. di poter dominare lo spazio elettromagnetico riducendo al minimo le proprie emissioni radio / radar e scoprendo / accecando quelle nemiche
Per colpire i nemici queste flotte impiegheranno aerei stealth, aeroplani non pilotati di nuova generazione, missili da crociera, sottomarini (campo nel quale il vantaggio USA è enorme).

Gli Stati Uniti ritengono che in un conflitto generalizzato tra USA e Cina il campo di battaglia sarà troppo letale per aerei pilotati. Alcune aree di mare saranno troppo letali per le navi di superficie. Di conseguenza le missioni offensive saranno affidate in parte sempre più grande ad aerei non pilotati, missili e sottomarini (tutti settori in cui la superiorità tecnologica americana è oggi schiacciiante).

Questa strategia renderà il potenziale militare USA nel Pacifico molto più mobile e sfuggente rispetto ad oggi - ma non meno letale. Invece il potenziale militare cinese, per quanto enorme, si esaurirà contro i bersagli fissi, vale a dire contro i paesi alleati, ma non riuscirà a distruggere la forza militare statunitense, che potrà continuare ad operare e colpire le capacità navali cinesi.

La strategia è già in atto, nella misura in cui è possibile adottarla. Gli accordi con i paesi alleati sono una realtà, lo spostamento del baricentro nel Pacifico meridionale pure. Nel Pacifico la Marina Statunitense ha già concentrato le navi migliori e più moderne, gli equipaggi più esperti, le tecnologie più avanzate di cui dispone. Manca però una definizione chiara dei concetti operativi e del nemico da combattere.

Il Congresso USA ha chiesto recentemente (neanche due mesi fa) alla Marina un'esposizione particolareggiata della Sea Air Battle. Se il Congresso deve sostenere questa strategia, darle i fondi necessari e difendere la Marina dai tentativi degli altri servizi di accaparrarsi il denaro a disposizione, deve anche essere informato sul suo significato e farne proprio lo scopo.

SE questo scoglio sarà superato e SE la marina avrà carta bianca nella preparazione alla guerra, ALLORA è possibile che davanti a questi segnali ed a questa capacità militare la Cina arresterà la sua espansione. Ma è anche perfettamente possibile che vedrà queste mosse come incitamento ad una corsa alle armi, che potrebbe pensare di vincere viste le sue dimensioni economiche e la debolezza finanziaria degli USA.

Le potenze marittime hanno grandi vantaggi rispetto a quelle continentali, ma questo non ha impedito ad Atene di essere sconfitta. Speriamo di non vedere questa guerra. Se ci toccherà vederla, speriamo che ci saranno poi libri su cui poterla studiare. :cry:

L'unico elemento positivo è che l'Europa farà da spettatrice; era anche ora.
Per quale motivo la Cina sta sviluppando una capacità militare che la porrà in diretta competizione con gli USA? Perché non continua a crescere esclusivamente sul piano economico, lasciando il ruolo di gendarme del mondo agli Stati Uniti? Perché nel suo caso è facile che il poliziotto a breve la vedrà a breve come si guarda un ladro.

Detta in altri termini; è verissimo che molti paesi hanno beneficiato della pax americana e sono riusciti a ricostruire le loro economie anche grazie alla proiezione di potenza USA - che li difendeva gratis.
Nei primi anni '80, nel pieno di una guerra commerciale col Giappone, i conservatori americani si lamentavano del fatto che gli USA spendessero - per la difesa del Giappone - più del Giappone stesso. :angry:

Ma questa protezione non è stata concessa a tutti allo stesso modo: è stata fornita unicamente agli alleati e a chi era integrato nel sistema economico mondiale (ricordiamolo, costruito dagli Stati Uniti e per gli Stati Uniti :) ).

Laddove all'interno di questo sistema erano in gioco interessi contrapposti gli Stati Uniti di solito hanno scelto una parte, aiutandola in modo discreto ovvero intervenendo direttamente: si pensi alle Falklands, quando stretti tra alleati che si stavano facendo la guerra gli USA aiutarono la Gran Bretagna con immagini satellitari ed informazioni riservate, ma senza troppo clamore per non far innervosire i paesi latinoamericani.

I protetti "generici", quelli cioè privi di garanzie specifiche come può essere la NATO o il trattato bilaterale difensivo USA-Giappone non godono di nessun diritto particolare alla difesa da parte USA, né si possono aspettare che gli americani intervengano in loro supporto a prescindere dai loro stessi interessi.

La Cina si è sempre trovata in questa situazione, con l'aggravante che - avendo rivendicazioni territoriali con TUTTI i suoi vicini - l'uso o la minaccia della forza hanno costituito e costituiscono una delle possibili opzioni del governo. In meno di trent'anni la Cina ha avuto scontri:

con Taiwan (che la Cina considera e sempre considererà una provincia ribelle).
con l'India.
con l'URSS (in quell'occasione gli USA fecero i poliziotti ed avvertirono i sovietici che se avessero attaccato con armi nucleari i cinesi per decapitarne dirigenza ed arsenale nucleare, come stavano pensando di fare, ciò sarebbe stato da loro considerato casus belli).
con il Vietnam.

Ha un contenzioso aperto con il Giappone alimentato ad arte dal governo, di cui non si capisce bene l'obiettivo a parte la generazione di odio e di nazionalismo becero tra la popolazione.

Ha infine contenziosi territoriali aperti con il Vietnam e le Filippine sugli arcipelaghi del Mar Cinese Meridionale. Gli arcipelaghi oggi non sono sotto il controllo della Cina ma essa, molto simpaticamente, ritiene che tutta l'area faccia parte della propria sfera d'influenza - compresa Taiwan che non conta in quanto è appunto una provincia cinese.

E che fanno questi paesi? Chiamano il poliziotto, cioè gli americani - i quali sono tanto più felici di intervenire quanto più sono ai ferri corti con i cinesi.

Il "problema" della Cina è che è una grande potenza con serie ambizioni espansionistiche ma a differenza di altre grandi potenze ha scarsissime attrattive ideologiche, culturali ed economiche per i potenziali sudditi. In tutta l'area la Cina è odiata e temuta, e questo da secoli. Nel 1946 Ho Chi Minh per giustificare un accordo da lui firmato che sanciva il ritorno dei francesi in Indocina disse: l'ultima volta che i cinesi sono venuti qui, ci sono rimasti mille anni. [...] Quanto a me, preferisco annusare merda francese per cinque anni che mangiare merda cinese per il resto della mia vita.

Da qualche anno la Cina ha acquisito la capacità di proiettare su questi paesi una tale forza militare che essi (specie le Filippine ed il Vietnam) non potrebbero rifiutare le richieste cinesi, se venissero fatte in un certo modo. Ad impedire che vengano fatte, c'e' solo la presenza del gendarme - che oggi non tollererebbe questo genere di mosse.

Il gendarme va quindi neutralizzato. Se (o quando) la Cina disporrà di un potenziale militare capace di competere con la Settima Flotta USA, gli americani dovranno riflettere molto seriamente prima di concedere certe garanzie ed assicurazioni.

Una delle cose più impressionanti della Cina è la costanza con cui persegue i propri obiettivi: è da sessant'anni che tratta Taiwan come una provincia interna e buona parte della politica estera cinese (compreso lo storico riavvicinamento con gli USA) è funzionale a questo obiettivo storico - ricongiungere Formosa alla madre patria. Qualche anno fa sono arrivati a minacciare di annientamento nucleare l'isola per il fatto che l'allora presidente taiwanese stava considerando l'ipotesi di dichiararne l'indipendenza*. Poi la cosa è rientrata (il tipo fece molto saggiamente marcia indietro), ma è piuttosto allarmante che un governo dotato di armi nucleari adotti questi approcci.

Aggiungiamo a tutto questo (che già basterebbe) la questione delle risorse energetiche: la Cina le sta cercando dove può, in modo anche molto aggressivo. Ma senza il controllo dei mari (o almeno un'elevata capacità di proiezione militare) la vulnerabilità della macchina industriale cinese è altissima. Se il Sudan decidesse che no, glazie, plefelisce vendele il petlolio altlove, i cinesi oggi potrebbero solo prenderne atto.

E se anche questo non basta, bisogna aggiungerci la questione più critica di tutte: lo spostamento degli equilibri strategici mondiali.

Vent'anni fa apparve questo straordinario libro:
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in cui si descriveva il ciclo vitale delle grandi potenze negli ultimi cinque secoli, cercando di ricavarne delle regolarità.

Una cosa tra le tante osservate da Kennedy era che lo status di grande potenza non può mai dirsi assoluto, ma va sempre visto in relazione alle potenze contendenti. Da questo punto di vista la forza della Gran Bretagna agli inizi del ventesimo secolo, pur enormemente più grande in termini assoluti rispetto al secolo prima, era molto più piccola in termini relativi - a causa della competizione tedesca innanzitutto, ma anche della crescita impetuosa degli Stati Uniti e delle altre potenze industriali.

Oggi la stessa identica cosa può dirsi per gli Stati Uniti. Sebbene ricchissimi, dal punto di vista economico e relativamente al resto del mondo hanno perso molte posizioni rispetto a cinquant'anni fa: ci è difficile rendercene conto perchè viviamo all'interno della pax americana e siamo abbagliati da questa potenza (così come sarebbe rimasto abbagliato un cittadino europeo nel 1920 davanti alla constatazione che un quinto dell'umanità viveva sotto il dominio inglese), ma gli USA oggi detengono una quota del PNL mondiale assai minore rispetto al passato. La loro economia si è rimpicciolita, mentre quella cinese si è enormemente accresciuta e se tutto va bene (speriamo di no :lol: ) effettuerà il sorpasso nei prossimi venti anni.

Altra valida osservazione di Kennedy è che allorché le grandi potenze entrano nella fase discendente le loro spese militari, fino a quel momento relativamente basse, crescono:
la Gran Bretagna ha costruito un impero con pochissime forze e solo la corsa navale con la Germania l'ha costretta ad aumentare il bilancio della difesa;
le spese militari dell'URSS sono andate in direzione inversa alla crescita economica;
e gli Stati Uniti hanno costruito la loro potenza economica praticamente senza forze armate (le due guerre mondiali sono state parentesi), decidendo di competere militarmente con l'Unione Sovietica solo a partire dagli anni '60.

Oggi gli USA sono entrati nella fase discendente, e come tutte le potenze descritte da Kennedy non riescono più a bilanciare la crescita, i consumi, gli investimenti e le forze armate. Il loro soft power è ridotto, e di conseguenza pressati dalla concorrenza di altre potenze si ritrovano sempre più a fare affidamento sullo strumento militare.

Dal punto di vista pratico questa alterazione degli equilibri strategici ha conseguenze precise: oggi la Cina ha molti soldi che può impiegare per costruirsi un proprio strumento militare, difendere i propri interessi economici all'estero, perseguire le proprie giuste rivendicazioni territoriali e soprattutto evitare agli Stati Uniti tentazioni guerrafondaie.

E' certo meglio, penserà la dirigenza cinese, impiegare questo denaro per dare lavoro alla cantieristica navale ed alle nostre industrie che prestarli al Tesoro USA (il quale ci andrebbe a pagare le portaerei che navigano davanti alle nostre coste); il tutto con molta calma e prudenza, perché nessuno vuole la guerra o la catastrofe economica, ma allo stesso tempo con molta determinazione.

E per tornare all'inizio, ovvero allo sviluppo di una marina oceanica, è veramente difficile spiegare in altro modo quest'abbondanza di parchi gioco, ad orientamento militare, progettati intorno a portaerei su cui fanno bella mostra veri aerei militari cinesi. A noi verrebbe in mente di costruire una portaerei finta all'idroscalo di Milano? I cinesi hanno un patrimonio di fossili di dinosauri, perché non fanno parchi gioco a tema Triassico?

domenica 25 marzo 2012

25 Marzo 1957
Pasquale Almerico 43 anni, politico DC
Antonino Pollari

Pasquale Almerico nacque a Camporeale il 12 luglio 1914. Divenne maestro elementare conseguendo a Monreale l’abilitazione magistrale. Si iscrisse all’università alla facoltà di legge con ottimi risultati, ma abbandonò gli studi preso dall’impegno politico.
Per un po’ di tempo scrisse per il Giornale di Sicilia. Svolse il servizio militare e venne congedato nel 1936 con il grado di sottotenente di fanteria. Insegnò nella scuola elementare di Camporeale e fu nominato responsabile della mensa scolastica.
Grazie al giovane parroco don Vincenzo Ferranti e ad alcuni cattolici impegnati politicamente, tra i quali il giovane Pasquale Almerico, fu creata la sezione del partito della Democrazia Cristiana di Camporeale. Un nemico pericoloso si rivelò immediatamente il capo mafia di Camporeale Vanni Sacco che nella notte del 26 maggio 1946 ordinò ai suoi sgherri di intimidire con alcune scariche di mitra Don Vincenzo. Quest’ultimo si rifugiò presso il Palazzo Arcivescovile di Monreale, ma dopo alcuni giorni mons. Filippi (che era intimo di Vanni Sacco) gli consigliò di ritornare a Camporeale.
Almerico venne eletto sindaco il 25 maggio 1952. Durante il suo mandato viene istituita a Camporeale una sezione staccata della scuola media di Alcamo; fu inoltre resa agibile la strada provinciale Alcamo-Camporeale, unica strada per la quale si poteva raggiungere Trapani, che a quei tempi era il capoluogo di provincia; nel 1954 si ebbe il trasferimento del paese di Camporeale dalla provincia di Trapani a quella di Palermo.
Nel marzo 1955 Almerico fu costretto a dimettersi dalla carica di sindaco, ma la sua attività politica continuò come segretario della sezione della Democrazia Cristiana di Camporeale.
Pasquale Almerico fu assassinato il 25 marzo 1957 a Camporeale, in via Minghetti, da cinque uomini a cavallo armati di mitra. Anche un giovane passante, Antonio Pollari, rimase ucciso.
Fonte

sabato 24 marzo 2012

Entro il 2013 il presidente del Partito Comunista Cinese, Hu Jintao, abbandonerà la carica e verrà sostituito.

Ci sono - sostanzialmente - due grossi gruppi di potere che competono per la presidenza. E' possibile che a diventare Presidente sia il campione di uno schieramento, o che ci si accordi per un candidato di compromesso, accettabile ad entrambi i gruppi.

Una fazione - i populisti - si batte per una società più equa; identifica nella disparità sociale il maggiore problema della Cina contemporanea e cercherà di privilegiare le politiche sociali, anche a costo - se necessario - di un rallentamento dello sviluppo economico. Politicamente questa fazione si richiama apertamente alle tradizioni maoiste e comuniste del partito.

L'altra fazione - gli elitari - crede invece che la soluzione a questo male sia lo sviluppo economico ed il mantenimento delle attuali strategie di sviluppo: chi si ferma è perduto, mentre al contrario è solo grazie allo sviluppo capitalistico che una parte così grande della popolazione cinese è riuscita ad uscire dalla miseria. Politicamente questa fazione non si rifa - se non in modo puramente formale - all'ideologia comunista. E' poi relativamente più aperta sulla circolazione delle idee rispetto al primo gruppo.

Considerato che il regime è a pieno titolo una dittatura e che pure all'interno del partito la democrazia è penosamente scarsa, la successione assume aspetti drammatici ed a volte feroci. Qualche settimana fa uno degli esponenti più forti della fazione popolare e sindaco di Chongqing (28 milioni di abitanti), Bo Xilai, ha licenziato il suo vice e capo della polizia, famoso per l'efficienza nella lotta al crimine.

Costui subito dopo il licenziamento è scappato dalla città - inseguito dappresso da decine di macchine della polizia. E' arrivato al più vicino consolato USA, dove ha chiesto asilo diplomatico. A questo punto è intervenuto il Partito. Una delegazione è arrivata da Pechino e dopo aver allontanato i poliziotti ha ottenuto la consegna del fuggiasco. Costui è stato condotto a Pechino e messo in mano alla sezione affari disciplinari del Partito.

In questi giorni si rincorrono notizie confuse sull'arresto, le dimissioni, la scomparsa dalle riunioni ufficiali di Bo Xilai. Nell'ultima conferenza stampa, tra le altre cose ed in mezzo ad una pesante autocritica per "alcuni errori" commessi, il dirigente aveva dichiarato che in Cina l'indice di Gini (che misura l'ineguaglianza nella società) supera ora lo 0.46, più degli Stati Uniti.

Indipendentemente dal risultato di questa lotta per il potere, è difficile che le linee strategiche del partito muteranno. Sul piano interno la democrazia è fuori discussione, mentre su quello internazionale la priorità resterà la conquista delle risorse e materie prime necessarie ad alimentare la macchina produttiva. Però sul piano economico e sociale i due schieramenti hanno ricette molto diverse, ed il futuro della Cina - e quindi del mondo - dipenderà anche dalle scelte che verranno fatte nei prossimi anni.
24 Marzo 1994
Luigi Bodenza assistente di polizia penitenziaria

Luigi Bodenza è stato un agente di polizia penitenziaria ucciso a Gravina di Catania il 24 marzo 1994. Mentre stava rientrando in casa venne affiancato da un’auto al cui interno si trovavano due sicari della mafia che lo uccisero sparandogli numerosi colpi d’arma da fuoco.
24 Marzo 1966
Carmelo Battaglia 43 anni, dirigente sindacale e assessore socialista

Il 24 marzo 1966, a Tusa (Messina) fu ucciso Carmelo Battaglia, assessore al patrimonio - in una giunta di sinistra - al comune di Tusa, e dirigente sindacale.

Questo omicidio, avvenuto a tre anni dall'insediamento della Commissione parlamentare antimafia (avvenuto in seguito alla strage di Ciaculli (58)), <<svelò>> l'esistenza di organizzazioni mafiose anche in una zona ritenuta, fino ad allora, immune: la provincia, <<babba>>, di Messina.

In realtà, nel lembo occidentale della provincia, confinante con le province di Palermo ed Enna, e comprendente buona parte della catena dei Nebrodi, già da tempo si erano verificati gravi fenomeni delittuosi tipici delle <<zone di mafia>> (estorsioni, abigeati, danneggiamenti, attentati) (59).

Negli ultimi dieci anni (1956-66), si erano registrati ben 12 omicidi, tutti consumati in un territorio compreso tra i comuni di Mistretta, Tusa, Pettineo e Castel di Lucio, che fu soprannominato il <<triangolo della morte>> (v. G. Messina, 1995). Dietro questi delitti vi era la <<mafia dei pascoli>>, e le lotte scatenate al suo interno per il controllo dell'economia allevatoria dei Nebrodi. L'assassinio di Carmelo Battaglia, rappresentò, quindi, il 13° anello di una lunga catena di sangue. Ma, a differenza delle altre vittime, il sindacalista era stato assassinato perché si era apertamente, e legalmente, ribellato all'ordine costituito, promuovendo, nel suo paese, un movimento organizzato di contadini e pastori.

Brevemente, i fatti. Carmelo Battaglia era stato uno dei soci fondatori della cooperativa <<Risveglio Alesino>> di Tusa, nata nel 1945 per la concessione delle terre incolte. Nel 1965,i contadini e coltivatori soci di questa cooperativa, insieme a quelli soci della cooperativa <<S. Placido>> di Castel di Lucio, erano riusciti ad acquistare, dalla baronessa Lipari, il feudo Foieri, di 270 ettari. Subito dopo l'immissione nel possesso del fondo, sorsero forti contrasti con il gabelloto comm. Giuseppe Russo - ex vice-sindaco DC di Sant'Agata di Militello - e con il sovrastante Biagio Amata, che avevano avuto in gestione il feudo fino ad allora. Costoro pretesero dai nuovi proprietari la cessione di una parte dell'ex-feudo, per farvi svernare i propri armenti. Fu proprio nei forti contrasti che sorsero tra la cooperativa <<Risveglio Alesino>> e questi due personaggi che maturò, quasi sicuramente, il delitto Battaglia.

L'assessore socialista - che aveva difeso con fermezza i diritti dei contadini - fu ucciso all'alba del 24 marzo, proprio mentre si recava sul feudo Foieri. Gli assassini non si limitarono a sparargli addosso. Vollero che il messaggio mafioso di quella esecuzione fosse chiaro a tutti. Così, sistemarono il cadavere in posizione accovacciata, con le mani dietro la schiena e la faccia appoggiata su di una grossa pietra. Il giornalista Felice Chilanti scrisse:

"uno ha sparato, altri hanno compiuto la bieca operazione mafiosa di chinare, in atto di sottomissione, un uomo che in vita non si era arreso (in M. Ovazza, 1993, p. 19).

Dunque,

"(...) chiunque sia stato a sparare, ha siglato il delitto con lo stile inconfondibile, solito degli assassini dei Carnevale, dei Li Puma, dei Cangelosi, dei Rizzotto, dei Miraglia, dei capilega e degli organizzatori del movimento operaio e contadino in Sicilia; (...) il delitto ha chiaro il segno dell'odio secolare contro chi è fermo nel perseguimento di pertinaci obiettivi di giustizia e di rigenerazione sociale; la sanguinaria imprecazione contro colui che partecipa più attivamente alla rivolta organizzata dalle masse contro lo sfruttamento e il privilegio, contro chi osa opporsi ad una condizione passiva della miseria siciliana e contribuisce a trasformarla in una carica di lotta sistematica e irrefrenabile; c'è ancora più chiara la volontà primitiva di ammonire, di costringere a desistere chi, continuando a lottare, è protagonista temibile, <<pericoloso>>,e preferisce non sottrarsi alla vendetta della lupara, sempre possibile, sempre eventuale, come fragorosa ed anonima difesa di un'ordine di vergogne sociali da rispettare" (M. Ovazza, 1993, p. 20).

L'omicidio di Carmelo Battaglia e i 12 omicidi consumati precedentemente nel <<triangolo della morte>> rimasero impuniti.
Fonte

sabato 17 marzo 2012

Trovate le differenze in questi due aerei:
airf35bstovlhoverfrontl

j202v


Trovate?

Il primo è l'F-35 statunitense. Il secondo è il prototipo del J-20, caccia stealth cinese di quinta generazione. Le caratteristiche non sono ovviamente note, e gli analisti militari occidentali si stanno arrabbattando per dedurle dalle immagini e da altre fonti. L'aereo pare essere progettato per contrastare l'F-22 Raptor (caccia da superiorità aerea) più che l'F-35 (concepito per l'appoggio tattico); anzi, è ancora più grosso del primo - forse per disporre di maggiore autonomia e poter essere impiegato in missioni a largo raggio nel Pacifico; forse per necessità - avionica e motoristica di maggiori dimensioni rispetto al concorrente USA, e maggior consumo di carburante.

Del Raptor dovevano essere prodotti 600 esemplari ma - data l'assenza di avversari ed i noti problemi del bilancio federale - ne sono stati costruiti solo 187. All'apparire del J-20 stuoli di parlamentari USA hanno chiesto di ripristinare il numero originale, perché con le cifre attuali i Raptor potranno far ben poco.

Ma con quali soldi? Con quelli che gli presta la Cina? Tutto questo non può durare. Nel Pacifico gli equilibri militari stanno mutando con rapidità impressionante, e questo genera instabilità.

Più degli Stati Uniti sono preoccupati il Giappone, Taiwan, la Corea del Sud, ed in generale tutti i paesi del Sud-Est asiatico. Stanno tutti rafforzando i legami militari con gli USA. Ecco un'altra bella foto del J-20, che non sarà comunque operativo prima di un decennio (anno più anno meno):

apchinaj20stealthfighte
Cos'è questa?
chinesecarrierbuilding2

e questa?
binzhou

e questa?
kievtianjinbinhai

Se avete pensato portaerei, avete sbagliato. :)

La prima è l'attrazione principale dell'' Orient Green Boat After-School Camp for Youngsters, grande parco divertimenti di carattere navale a circa cinquanta chilometri da Shangai. La seconda è un altro parco divertimenti, sempre a tema navale, nella città di Bin Zhou. La terza era una portaerei russa, la Kiev, prima che venisse comprata da un uomo d'affari cinese e trasformata nel Parco Divertimenti Portaerei a TianJin.

La gemella della Kiev, la Minsk, è stata anch'essa acquistata da un uomo d'affari cinese (un altro però :lol: ) per farne, anche lui, un parco di divertimenti: il parco a tema Minsk World a Shatoujiao nello Shenzen.

QUANTE COINCIDENZE! Che passione per le portaerei, nella gioventù cinese! :woot:

Mentre le generazioni del futuro giocano a fare gli aviatori imbarcati e ad immaginare com'è bello navigare negli oceani del mondo a mostrare la bandiera cinese, la prima vera portaerei cinese sta conducendo - ora che leggete - il secondo ciclo di test in mare. Questa nave era la Varyag sovietica, prima vera (ma anche ultima) portaerei dell'URSS. I cinesi l'hanno comprata nel 2001 per farne un parco giochi (ma guarda! :lol: ), poi curiosamente la società di Hong Kong che l'aveva comprata l'ha rivenduta al governo cinese.

Eccola qua in tutta la sua beltà:

plancv2ndtrials02

plancv2ndtrials13

Queste sono le navi scorta:
ddgair
(cacciatorpedinieri lanciamissili antiaerei con radar ad apertura sintetica)

200854a3
(fregate lanciamissili multiruolo)

Butto qua adesso una tempistica spicciola:
* 2015 la Varyag diventa pienamente operativa,
* 2020 la Marina Popolare Cinese ha adesso un'idea relativamente precisa di come funziona una portaerei. Comincia la progettazione di una nuova classe di portaerei
* 2035 le prime portaerei cinesi diventano operative, una dopo l'altra. Dopo tre decenni di orientamento culturale oceanico la popolazione cinese trova perfettamente normale l'immenso immobilizzo di capitali costituito da una flotta oceanica.
* 2040 ???

La cosa che trovo preoccupante in tutto questo non è l'ipotesi guerra. Non credo la leadership cinese stia meditando, oggi, di scatenare una guerra (anche se le guerre, più spesso che non, accadono senza che le si voglia fare). No, mi preoccupa invece molto di più il fatto che la dirigenza cinese, oggi, stia orientando la propria popolazione e le proprie forze armate in modo che siano pronte - tra trent'anni - per "qualcosa" che richiederà tante portaerei. Manco la Chiesa pianifica tanto a lungo.

Ma una marina oceanica non si improvvisa, ha bisogno veramente di decenni ed oltre all'impegno materiale richiede anche la disponibilità della popolazione ad accettare gli enormi costi finanziari. Se il governo cinese si sta organizzando per creare qualcosa del genere - cosa che finora ha sempre evitato accuratamente di fare, è perché crede che questa flotta gli sarà necessaria.

Gli Stati Uniti sono nervosissimi. Moltiplicano le dichiarazioni pubbliche sulle relazioni amichevoli con la Cina "in un quadro di reciproco rispetto", ma i vertici militari cercano di non commentare, e se proprio devono farlo affermano senza mezzi termini che la Cina sta costruendo un arsenale militare capace di costituire una minaccia strategica nei prossimi decenni.

Fonti:
straordinaria carrellata fotografica della Varyag
sito dedicato alla Varyag
ANNUAL REPORT TO CONGRESS - Military and Security Developments Involving the People’s Republic of China