mercoledì 2 gennaio 2013

2 Gennaio 1999
Rosario Salerno
Salvatore Ottone

Strage mafiosa a Vittoria (Ragusa) con cinque morti. Tra essi gli incensurati Rosario Salerno e Salvatore Ottone. La strage si inserisce in un conflitto tra cosche mafiose per il controllo delle attività economiche, in gran parte legate al mercato ortofrutticolo, uno dei più grandi della Sicilia.


"Due di loro sono stati uccisi per sbaglio. Li conoscevo bene. Salvatore Ottone lavorava tutto il giorno al mercato dei fiori, Rosario Salerno in officina, col padre". Parla Giuseppe Lorefice, figlio del titolare del bar di Vittoria in cui è avvenuta la strage. Per gli altri morti non garantisce, dice di averli conosciuti solo di vista. E' appena uscito dal commissariato dove per tutta la sera c'è stato il viavai dei parenti delle vittime. E anche dei testimoni, che sono soltanto quattro. Uno, dopo aver parlato per qualche minuto, è stato ricoverato all' ospedale sotto choc. Altri due che non hanno visto assolutamente nulla e che a malapena ammettono di aver sentito i colpi. Un quarto del quale la polizia è venuta a conoscenza in un secondo momento, e che comunque non ha aggiunto niente di nuovo. Per il resto, buio assoluto. Cinque morti e nessuno ha visto nulla. Gli investigatori arrivati al distributore di carburante pochi minuti dopo l' agguato hanno trovato i cadaveri addossati in fondo alla parte del piccolo bar del distributore Esso lungo la statale 115, che porta verso Comiso, alla periferia del paese. Accanto a loro, in stato confusionale, Sebastiano Lorefice, 62 anni, gestore del bar. Ecco il suo primo racconto: "I ragazzi erano seduti al bancone, qualcuno leggeva il giornale, un altro beveva un caffè. Sono entrati in due, avevano il viso coperto da una calza, forse avevano anche un passamontagna. Hanno subito cominciato a sparare, non finivano mai. Può darsi che ciascuno di loro avesse più di una pistola. Mi sono subito buttato a terra dietro al bancone. Mi hanno lasciato vivo e mi sembra quasi un miracolo". Lorefice, che adesso è sotto protezione in ospedale ha raccontato altri particolari. Erano circa le sei e un quarto. Un' auto, una Fiat Uno verde scuro, si è fermata proprio davanti all' unico ingresso del locale, sotto un piccolo pergolato, bloccando di fatto l' uscita. L' uomo alla guida è rimasto dentro l' auto, i due killer sono scesi: "Due ragazzi, almeno a giudicare dalla corporatura - ha aggiunto Lorefice - smilzi, esili. Avranno avuto meno di vent' anni". A una ventina di metri, vicino alle pompe di benzina, al riparo sotto le pensiline, c' erano i due benzinai, Orlando Diani e Andrea Doria. Quando escono dal commissariato indossano ancora la tuta, le scarpe inzuppate di pioggia: "Abbiamo sentito solo i colpi di pistola". "Invito tutti i cittadini che sanno o che hanno visto qualcosa a denunciare e a parlare". E' questo l' appello lanciato dal sindaco di Vittoria, Francesco Aiello (Ds), dopo la strage. Il sindaco, che in passato ha ricevuto numerose minacce e vive sotto scorta, ha riunito immediatamente la giunta comunale per un esame delle iniziative da adottare. Aiello ha riferito di avere inutilmente sollecitato nei mesi scorsi un potenziamento delle forze dell' ordine a Vittoria: "Adesso - ha concluso - speriamo che la mia richiesta venga esaudita. La città è stata colpita, e occorre una presenza forte dello Stato".
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