sabato 15 settembre 2012

15 Settembre 1993
Don Pino Puglisi 56 anni, parroco

Don Giuseppe Puglisi (Palermo, 15 settembre 1937 – Palermo, 15 settembre 1993) è stato un presbitero italiano, ucciso dalla mafia il giorno del suo 56º compleanno a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale.
Per il suo omicidio furono arrestati Salvatore Grigoli e Gaspare Spatuzza, gli esecutori materiali. Entrambi collaboratori di giustizia, hanno confessato l'omicidio e ne hanno raccontato la dinamica. Don Pino fu ucciso di sera, mentre rientrava a casa a piedi. I killer lo seguirono e quando lo chiamarono il prete si voltò, li guardò in faccia, sorrise e disse: "me lo aspettavo".

[Con l’omicidio di don Pino] la Chiesa siciliana antimafia entrò per la prima volta nel mirino dei killer mafiosi che da una borgata di Palermo - Brancaccio - lanciarono un segnale tremendo e inequivocabile: i preti dovevano limitarsi a fare i preti, i preti dovevano occuparsi di prediche e Vangeli, i preti dovevano guardare molto in alto, possibilmente in cielo, disinteressandosi di quanto accadeva attorno a loro. La sera del 15 settembre 1993, attorno alle 22, un killer seguì padre Pino Puglisi, 55 anni, parroco della Chiesa di San Gaetano, che dopo una giornata trascorsa fra i suoi parrocchiani si stava ritirando a casa. E proprio sulla soglia della sua abitazione lo uccise a colpi di pistola. Il corpo del sacerdote rimase sul selciato per quasi un'ora, prima che i vicini si decidessero a dare l'allarme. Chi era don Pino Puglisi? L'esatto contrario di un sacerdote che guardava in cielo per evitare di guardarsi attorno. Perennemente in prima linea. Schierato a viso aperto contro i trafficanti di eroina - grandi o piccoli pusher che fossero - che a Brancaccio spadroneggiavano sin dai tempi della prima guerra di mafia di fine anni '70. A capo di un gruppo di volontari che assistevano personalmente i tanti emarginati della borgata. La mattina del giorno in cui lo uccisero, si era recato in Prefettura - e vuole essere solo uno dei tanti esempi possibili del suo instancabile impegno - per segnalare alle autorità l'esistenza di uno scantinato, il famigerato scantinato di via Azzon, dove si incontravano spacciatori di ogni risma. Ma non solo: nel giornalino parrocchiale erano state pubblicate tantissime sue denunce, con nomi e cognomi, dei potenti della borgata - innanzitutto «uomini politici» -, che vessavano la povera gente in cambio di consenso elettorale. Va anche ricordato che pochi mesi prima del delitto - il 9 maggio 1993, in occasione del primo anniversario delle stragi di Capaci e via D'Amelio - Papa Wojtyla, dalla Valle dei Templi di Agrigento, aveva duramente stigmatizzato il comportamento di Cosa Nostra con queste parole: «Mafiosi, convertitevi. Un giorno verrà il giudizio di Dio e dovrete rendere conto delle vostre malefatte». Quasi una scomunica.
Saverio Lodato, Padre Pino, il parroco schierato contro i trafficanti di eroina, l’Unità


(Aggiungo una nota a margine: Sgarbi accusò, dagli schermi di canale5, il procuratore Caselli di essere il mandante morale di questo omicidio. Lo fece leggendo una lettera, ovviamente anonima, scritta da un sedicente amico di don Puglisi, che affermava che il prete si lamentava di Caselli che voleva costringerlo a denunciare i mafiosi. Peccato che Caselli non abbia mai conosciuto nè parlato con don Puglisi in vita sua. Giusto per capire come funziona la cosiddetta informazione in Italia)