sabato 8 dicembre 2012

8 Dicembre 1984
Pietro Busetta 62 anni, “inerme ed onesto cittadino reo soltanto di aver sposato la sorella di Tommaso Buscetta” (dall’ordinanza sentenza del maxiprocesso)

La vendetta della mafia torna a colpire Tommaso Buscetta, l' ex-boss dei due mondi che con le sue confessioni ha aperto un varco sugli affari e i misteri delle "famiglie" palermitane. Ieri sera poco prima delle venti un commando ha ucciso a Bagheria, a pochi chilometri dal capoluogo siciliano, Pietro Busetta, 62 anni, marito di Serafina Buscetta sorella di don Masino. I killer sono entrati in azione in via Roccaforte, accanto allo stadio comunale. Pietro Busetta, incensurato, era appena uscito insieme alla moglie dal grande negozio di articoli da regalo di sua proprietà, quando tre sicari lo hanno circondato. Un' esecuzione spietata e poi la fuga. Sembra che i killer abbiano ucciso con pistole di grosso calibro. PER gli inquirenti, corsi immediatamente sul luogo del delitto, non c' è altra spiegazione: "E' una vendetta trasversale". Colpendo il cognato di Buscetta si è voluto lanciare un messaggio preciso a Don Masino. Come dire: Chiudi la bocca, ritratta tutto, altrimenti completeremo lo sterminio della tua famiglia". L' ex-boss dei due mondi, rinchiuso in un luogo segreto del Lazio, ha già subito un autentico massacro dei suoi congiunti. In piena guerra di mafia (era il settembre 1982) furono inghiottiti dalla lupara bianca i suoi due figli. Nel dicembre successivo un commando di killer fece irruzione nella pizzeria New York Place uccidendo Giuseppe Genova, genero del super boss siculo-brasiliano, e due suoi cugini Onofrio e Antonio D' Amico. Tre giorni dopo l' ultima azione di sangue. I killer della mafia vincente sorpresero il fratello di don Masino, Vincenzo e il nipote Benni all' interno della fabbrica di vetro nella quale lavoravano. Li uccisero senza pietà. Tommaso Buscetta tentò una reazione, ma rilanciò con lucidità la sua sfida all' inizio dell' estate scorsa quando consegnò ai giudici palermitani Giovanni Falcone e Vincenzo Geraci una lunghissima confessione disegnando la geografia della mafia, definendo il ruolo di boss gregari e uomini d' onore e arrivando al terzo livello (per ultimi sono finiti in carcere i due potentissimi finanzieri Ignazio e Nino Salvo). Il risultato di quella preziosissima collaborazione è stato condensato in 366 mandati di cattura che hanno consentito a inquirenti e magistrati palermitani di far scattare il clamoroso blitz di San Michele del 29 settembre scorso e di chiarire i misteri su quattordici anni di delitti di mafia. La reazione delle cosche però non si è fatta attendere. Prima la strage di piazza Scaffa (otto morti per dimostrare la potenza di fuoco delle famiglie vincenti), poi una lenta e precisa strategia della "terra bruciata" fatta attorno ai pentiti. A cadere quasi contemporaneamente sotto il fuoco dei killer sono stati per primi Mario Coniglio e Salvatore Anselmo, rispettivamente fratello e "maestro" di Stefano Coniglio, uno degli uomini d' onore che aveva deciso di collaborare con la giustizia. Poi domenica scorsa l' agguato a Leoncavallo Vitale (morto ieri mattina) e i segnali minacciosi che si addensavano sempre più attorno a Buscetta. "C' è un importante detenuto in pericolo", aveva detto poche ore prima dell' agguato di Bagheria il presidente della commissione antimafia Abdon Alinovi. "Abbiamo informato subito il ministro dell' Interno per rafforzare le misure di protezione". Il nome di Buscetta non era stato fatto esplicitamente ma il riferimento era chiaro. "Sappiamo che una sorella di don Masino vive a Bagheria" aveva detto Aldo Rizzo dell' ufficio di presidenza dell' antimafia. "Mi domando se sono stati disposti i servizi necessari per garantirne l' incolumità". La risposta della mafia non si è fatta attendere.
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