domenica 23 dicembre 2012

23 Dicembre 1946
Nicolò Azoti 37 anni, segretario della camera del lavoro

Nicolò Azoti fu uno dei primi sindacalisti della Cgil a cadere sotto il piombo della mafia nel secondo dopoguerra. Era nato a Ciminna il 13 settembre 1909, da Melchiorre e da Orsola Lo Dolce. Ad otto anni, però, si trasferì con tutta la famiglia nella vicina Baucina, dove mise radici. Fin da piccolo mostrò spiccate doti musicali, tanto che il maestro Francesco Genovese lo inserì nel corpo bandistico di Baucina. Mostrò interesse anche per il canto, lo sport e la caccia, ma il mestiere che gli dava da vivere fu quello di ebanista. Partecipò alla seconda guerra mondiale e alla colonizzazione dell’Africa. Nel 1939 sposò Domenica "Mimì" Mauro, da cui ebbe due figli. Nei difficili anni del dopoguerra, la sua attenzione fu attratta dalle misere condizioni dei contadini, che cominciò ad organizzare nella Cgil, battendosi per la riforma agraria. Divenne, quindi, segretario della Camera del lavoro, fondò l’ufficio di collocamento e progettò la costituzione di una cooperativa agricola. Fu inevitabile, quindi, lo scontro con gli agrari e i gabelloti mafiosi, specie dopo che si mise in testa di far applicare la nuova legge sulla divisione dei prodotti agricoli a 60 e 40 (60% al contadino, 40% al padrone). Prima le lusinghe: "Lascia perdere tutto - gli disse un giorno un gabelloto - e ti daremo la terra e il frumento che vuoi!". Poi le minacce: "Tu ci stai rovinando, ma te la faremo pagare cara!". E gliela fecero pagare carissima la sera del 21 dicembre 1946, con 5 colpi di pistola sparategli alle spalle. Azoti fece i nomi dei suoi assassini sia alla moglie, che ai carabinieri che lo interrogarono, ma la giustizia "ingiusta" del tempo non riuscì nemmeno celebrare un normale processo.
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