sabato 30 giugno 2012

La strage di Ciaculli

30 Giugno 1963, La strage di Ciaculli
Mario Malausa 25 anni, tentente dei carabinieri
Silvio Corrao maresciallo dei carabinieri
Calogero Vaccaro 44 anni, maresciallo dei carabinieri
Eugenio Altomare appuntato
Marino Fardelli appuntato
Pasquale Nuccio maresciallo dell’esercito, artificiere
Giorgio Ciacci soldato, artificiere

La strage di Ciaculli del 30 giugno 1963 sconvolse l’opinione pubblica siciliana e nazionale. A Palermo, dilaniati da una Giulietta al tritolo (PA 78373), davanti a Villa Serena di Ciaculli, a pochi passi dall’abitazione del boss mafioso Salvatore "Totò" Greco "Cicchiteddu", avevano perso la vita Mauro Malausa, tenente dei carabinieri, Silvio Corrao, maresciallo di polizia, Calogero Vaccaro, maresciallo dei carabinieri, Marino Fardella, carabiniere, Eugenio Altomare, carabiniere, Pasquale Nuccio, maresciallo artificiere, e Giorgio Ciacci, soldato artificiere, mentre altri militari dell’Arma riportavano gravissime ferite.
La macchina era stata imbottita di tritolo, mediante un ordigno innescato con la tecnica nuova della doppia carica: una effettiva e l’altra apparente. La prima carica, facilmente individuabile, doveva servire a trarre in inganno Salvatore Greco "Cicchiteddu", la seconda ad ucciderlo. Avvisati da una telefonata anonima, i carabinieri arrivarono sul posto dov’era stata abbandonata la macchina e disinnescarono la prima carica. Ma quando il maresciallo Pasquale Nuccio aprì la portiera, alla quale era collegata la seconda carica, quella nascosta sotto il sedile del posto di guida, l’esplosione dilaniò tutti e sette i militari.
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Il 30 giugno 1963 una telefonata anonima avverte la locale Stazione dei carabinieri che lungo la strada Gibilrossa - Villabate, in provincia di Palermo, precisamente nel territorio della Contrada di Ciaculli, un'autovettura Alfa Romeo di tipo "Giulietta" è abbandonata con le portiere aperte sulla banchina della strada stessa.

I Carabinieri intervengono, e sospettando la presenza di esplosivo innescato a bordo della vettura, convocano i colleghi artificieri. Questi ultimi ispezionano l'interno del veicolo, scorgono una miccia collegata ad una bombola di metano, scollegano l'innesco e dichiarano il cessato allarme, A quel punto, la pattuglia inizia la perquisizione del mezzo ed il tenente Mario Malausa apre il portabagli. Immediatamente, il tritolo collegato alla serratura ed innescato esplode, la deflagrazione investe i carabinieri ed oltre al tenente Malausa uccide sul colpo i Marescialli Calogero Vaccaro (dei Carabinieri), Silvio Corrao (della Polizia) e Pasquale Nuccio (dell'Esercito, squadra artificieri), gli appuntati Eugenio ALtomare e Mario Forbelli, e l'artificiere Giorgio Ciacci.
La strage è rimasta impunita, ed i mandanti misteriosi: si è sostenuta però la tesi che quella fosse l'autobomba destinata da La Barbera ai Greco, poi per motivi oscuri abbandonata lungo la strada provinciale in zona Ciaculli.
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