venerdì 23 novembre 2012

23 Novembre 1989
Leonarda Costantino 62 anni
Lucia Costantino 50 anni
Vincenza Marino Mannoia 24 anni

Vengono uccise a Bagheria (Palermo), Leonarda Costantino, Lucia Costantino e Vincenza Marino Mannoia, rispettivamente madre, zia e sorella del boss Francesco Marino Mannoia, che aveva cominciato a collaborare con la giustizia.
Fu una vendetta trasversale, nel tentativo inutile di far tacere il pentito.
Libera non le annovera tra le vittime innocenti di mafia, forse perché tutte appartenenti a una famiglia mafiosa.
Il giudice Falcone si riferirà spesso a questo delitto quando invocherà una legge che consenta una protezione efficace dei collaboratori di giustizia e dei loro familiari.



Queste morti mi offrono lo spunto per aprire una parentesi sui pentiti.
Su di loro è stato detto tutto e il contrario di tutto, dimostrando spesso ignoranza o, peggio, malafede. Tra le altre cose sono stati trattati da infami non solo dai loro “compagni di delitto” come era naturale che fosse, ma dalla cosiddetta società civile. Si dimentica per esempio che moltissima parte del maxiprocesso istruito dal pool di Falcone e Borsellino si basa sulla testimonianza di due pentiti, Totuccio Contorno e Tommaso Buscetta.
Falcone definì Buscetta come “un professore di lingue che ti permette di andare dai turchi senza parlare con i gesti”, intendendo che il pentito aveva fornito una chiave di lettura della struttura ma anche dei codici comportamentali di Cosa Nostra.
Credo che niente meglio delle parole del giudice Falcone stesso, possa far capire quale fosse il suo rapporto con loro, e quanto li ritenesse fondamentali per riuscire a vincere la guerra contro Cosa Nostra.
Posterò un suo testo a questo proposito, tra i tanti. L’ho scelto perché parla proprio di Francesco Marino Mannoia. Nel sito da cui l’ho preso ne sono disponibili molti altri. È un brano lungo, tratto dal suo libro Cose di Cosa Nostra, ma per favore leggetelo fino in fondo: sono sicura che coglierete quanto profondo fosse in Falcone la capacità di entrare in sintonia con queste persone, e il suo rispetto per loro. Il giudice li rispettava, e cercava di comprenderli, senza semplificare né liquidare con disprezzo i loro drammi e i loro tormenti.
Spero che sia uno spunto per parlare tutti insieme dei pentiti.