lunedì 26 marzo 2012

Per quale motivo la Cina sta sviluppando una capacità militare che la porrà in diretta competizione con gli USA? Perché non continua a crescere esclusivamente sul piano economico, lasciando il ruolo di gendarme del mondo agli Stati Uniti? Perché nel suo caso è facile che il poliziotto a breve la vedrà a breve come si guarda un ladro.

Detta in altri termini; è verissimo che molti paesi hanno beneficiato della pax americana e sono riusciti a ricostruire le loro economie anche grazie alla proiezione di potenza USA - che li difendeva gratis.
Nei primi anni '80, nel pieno di una guerra commerciale col Giappone, i conservatori americani si lamentavano del fatto che gli USA spendessero - per la difesa del Giappone - più del Giappone stesso. :angry:

Ma questa protezione non è stata concessa a tutti allo stesso modo: è stata fornita unicamente agli alleati e a chi era integrato nel sistema economico mondiale (ricordiamolo, costruito dagli Stati Uniti e per gli Stati Uniti :) ).

Laddove all'interno di questo sistema erano in gioco interessi contrapposti gli Stati Uniti di solito hanno scelto una parte, aiutandola in modo discreto ovvero intervenendo direttamente: si pensi alle Falklands, quando stretti tra alleati che si stavano facendo la guerra gli USA aiutarono la Gran Bretagna con immagini satellitari ed informazioni riservate, ma senza troppo clamore per non far innervosire i paesi latinoamericani.

I protetti "generici", quelli cioè privi di garanzie specifiche come può essere la NATO o il trattato bilaterale difensivo USA-Giappone non godono di nessun diritto particolare alla difesa da parte USA, né si possono aspettare che gli americani intervengano in loro supporto a prescindere dai loro stessi interessi.

La Cina si è sempre trovata in questa situazione, con l'aggravante che - avendo rivendicazioni territoriali con TUTTI i suoi vicini - l'uso o la minaccia della forza hanno costituito e costituiscono una delle possibili opzioni del governo. In meno di trent'anni la Cina ha avuto scontri:

con Taiwan (che la Cina considera e sempre considererà una provincia ribelle).
con l'India.
con l'URSS (in quell'occasione gli USA fecero i poliziotti ed avvertirono i sovietici che se avessero attaccato con armi nucleari i cinesi per decapitarne dirigenza ed arsenale nucleare, come stavano pensando di fare, ciò sarebbe stato da loro considerato casus belli).
con il Vietnam.

Ha un contenzioso aperto con il Giappone alimentato ad arte dal governo, di cui non si capisce bene l'obiettivo a parte la generazione di odio e di nazionalismo becero tra la popolazione.

Ha infine contenziosi territoriali aperti con il Vietnam e le Filippine sugli arcipelaghi del Mar Cinese Meridionale. Gli arcipelaghi oggi non sono sotto il controllo della Cina ma essa, molto simpaticamente, ritiene che tutta l'area faccia parte della propria sfera d'influenza - compresa Taiwan che non conta in quanto è appunto una provincia cinese.

E che fanno questi paesi? Chiamano il poliziotto, cioè gli americani - i quali sono tanto più felici di intervenire quanto più sono ai ferri corti con i cinesi.

Il "problema" della Cina è che è una grande potenza con serie ambizioni espansionistiche ma a differenza di altre grandi potenze ha scarsissime attrattive ideologiche, culturali ed economiche per i potenziali sudditi. In tutta l'area la Cina è odiata e temuta, e questo da secoli. Nel 1946 Ho Chi Minh per giustificare un accordo da lui firmato che sanciva il ritorno dei francesi in Indocina disse: l'ultima volta che i cinesi sono venuti qui, ci sono rimasti mille anni. [...] Quanto a me, preferisco annusare merda francese per cinque anni che mangiare merda cinese per il resto della mia vita.

Da qualche anno la Cina ha acquisito la capacità di proiettare su questi paesi una tale forza militare che essi (specie le Filippine ed il Vietnam) non potrebbero rifiutare le richieste cinesi, se venissero fatte in un certo modo. Ad impedire che vengano fatte, c'e' solo la presenza del gendarme - che oggi non tollererebbe questo genere di mosse.

Il gendarme va quindi neutralizzato. Se (o quando) la Cina disporrà di un potenziale militare capace di competere con la Settima Flotta USA, gli americani dovranno riflettere molto seriamente prima di concedere certe garanzie ed assicurazioni.

Una delle cose più impressionanti della Cina è la costanza con cui persegue i propri obiettivi: è da sessant'anni che tratta Taiwan come una provincia interna e buona parte della politica estera cinese (compreso lo storico riavvicinamento con gli USA) è funzionale a questo obiettivo storico - ricongiungere Formosa alla madre patria. Qualche anno fa sono arrivati a minacciare di annientamento nucleare l'isola per il fatto che l'allora presidente taiwanese stava considerando l'ipotesi di dichiararne l'indipendenza*. Poi la cosa è rientrata (il tipo fece molto saggiamente marcia indietro), ma è piuttosto allarmante che un governo dotato di armi nucleari adotti questi approcci.

Aggiungiamo a tutto questo (che già basterebbe) la questione delle risorse energetiche: la Cina le sta cercando dove può, in modo anche molto aggressivo. Ma senza il controllo dei mari (o almeno un'elevata capacità di proiezione militare) la vulnerabilità della macchina industriale cinese è altissima. Se il Sudan decidesse che no, glazie, plefelisce vendele il petlolio altlove, i cinesi oggi potrebbero solo prenderne atto.

E se anche questo non basta, bisogna aggiungerci la questione più critica di tutte: lo spostamento degli equilibri strategici mondiali.

Vent'anni fa apparve questo straordinario libro:
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in cui si descriveva il ciclo vitale delle grandi potenze negli ultimi cinque secoli, cercando di ricavarne delle regolarità.

Una cosa tra le tante osservate da Kennedy era che lo status di grande potenza non può mai dirsi assoluto, ma va sempre visto in relazione alle potenze contendenti. Da questo punto di vista la forza della Gran Bretagna agli inizi del ventesimo secolo, pur enormemente più grande in termini assoluti rispetto al secolo prima, era molto più piccola in termini relativi - a causa della competizione tedesca innanzitutto, ma anche della crescita impetuosa degli Stati Uniti e delle altre potenze industriali.

Oggi la stessa identica cosa può dirsi per gli Stati Uniti. Sebbene ricchissimi, dal punto di vista economico e relativamente al resto del mondo hanno perso molte posizioni rispetto a cinquant'anni fa: ci è difficile rendercene conto perchè viviamo all'interno della pax americana e siamo abbagliati da questa potenza (così come sarebbe rimasto abbagliato un cittadino europeo nel 1920 davanti alla constatazione che un quinto dell'umanità viveva sotto il dominio inglese), ma gli USA oggi detengono una quota del PNL mondiale assai minore rispetto al passato. La loro economia si è rimpicciolita, mentre quella cinese si è enormemente accresciuta e se tutto va bene (speriamo di no :lol: ) effettuerà il sorpasso nei prossimi venti anni.

Altra valida osservazione di Kennedy è che allorché le grandi potenze entrano nella fase discendente le loro spese militari, fino a quel momento relativamente basse, crescono:
la Gran Bretagna ha costruito un impero con pochissime forze e solo la corsa navale con la Germania l'ha costretta ad aumentare il bilancio della difesa;
le spese militari dell'URSS sono andate in direzione inversa alla crescita economica;
e gli Stati Uniti hanno costruito la loro potenza economica praticamente senza forze armate (le due guerre mondiali sono state parentesi), decidendo di competere militarmente con l'Unione Sovietica solo a partire dagli anni '60.

Oggi gli USA sono entrati nella fase discendente, e come tutte le potenze descritte da Kennedy non riescono più a bilanciare la crescita, i consumi, gli investimenti e le forze armate. Il loro soft power è ridotto, e di conseguenza pressati dalla concorrenza di altre potenze si ritrovano sempre più a fare affidamento sullo strumento militare.

Dal punto di vista pratico questa alterazione degli equilibri strategici ha conseguenze precise: oggi la Cina ha molti soldi che può impiegare per costruirsi un proprio strumento militare, difendere i propri interessi economici all'estero, perseguire le proprie giuste rivendicazioni territoriali e soprattutto evitare agli Stati Uniti tentazioni guerrafondaie.

E' certo meglio, penserà la dirigenza cinese, impiegare questo denaro per dare lavoro alla cantieristica navale ed alle nostre industrie che prestarli al Tesoro USA (il quale ci andrebbe a pagare le portaerei che navigano davanti alle nostre coste); il tutto con molta calma e prudenza, perché nessuno vuole la guerra o la catastrofe economica, ma allo stesso tempo con molta determinazione.

E per tornare all'inizio, ovvero allo sviluppo di una marina oceanica, è veramente difficile spiegare in altro modo quest'abbondanza di parchi gioco, ad orientamento militare, progettati intorno a portaerei su cui fanno bella mostra veri aerei militari cinesi. A noi verrebbe in mente di costruire una portaerei finta all'idroscalo di Milano? I cinesi hanno un patrimonio di fossili di dinosauri, perché non fanno parchi gioco a tema Triassico?