sabato 24 marzo 2012

Entro il 2013 il presidente del Partito Comunista Cinese, Hu Jintao, abbandonerà la carica e verrà sostituito.

Ci sono - sostanzialmente - due grossi gruppi di potere che competono per la presidenza. E' possibile che a diventare Presidente sia il campione di uno schieramento, o che ci si accordi per un candidato di compromesso, accettabile ad entrambi i gruppi.

Una fazione - i populisti - si batte per una società più equa; identifica nella disparità sociale il maggiore problema della Cina contemporanea e cercherà di privilegiare le politiche sociali, anche a costo - se necessario - di un rallentamento dello sviluppo economico. Politicamente questa fazione si richiama apertamente alle tradizioni maoiste e comuniste del partito.

L'altra fazione - gli elitari - crede invece che la soluzione a questo male sia lo sviluppo economico ed il mantenimento delle attuali strategie di sviluppo: chi si ferma è perduto, mentre al contrario è solo grazie allo sviluppo capitalistico che una parte così grande della popolazione cinese è riuscita ad uscire dalla miseria. Politicamente questa fazione non si rifa - se non in modo puramente formale - all'ideologia comunista. E' poi relativamente più aperta sulla circolazione delle idee rispetto al primo gruppo.

Considerato che il regime è a pieno titolo una dittatura e che pure all'interno del partito la democrazia è penosamente scarsa, la successione assume aspetti drammatici ed a volte feroci. Qualche settimana fa uno degli esponenti più forti della fazione popolare e sindaco di Chongqing (28 milioni di abitanti), Bo Xilai, ha licenziato il suo vice e capo della polizia, famoso per l'efficienza nella lotta al crimine.

Costui subito dopo il licenziamento è scappato dalla città - inseguito dappresso da decine di macchine della polizia. E' arrivato al più vicino consolato USA, dove ha chiesto asilo diplomatico. A questo punto è intervenuto il Partito. Una delegazione è arrivata da Pechino e dopo aver allontanato i poliziotti ha ottenuto la consegna del fuggiasco. Costui è stato condotto a Pechino e messo in mano alla sezione affari disciplinari del Partito.

In questi giorni si rincorrono notizie confuse sull'arresto, le dimissioni, la scomparsa dalle riunioni ufficiali di Bo Xilai. Nell'ultima conferenza stampa, tra le altre cose ed in mezzo ad una pesante autocritica per "alcuni errori" commessi, il dirigente aveva dichiarato che in Cina l'indice di Gini (che misura l'ineguaglianza nella società) supera ora lo 0.46, più degli Stati Uniti.

Indipendentemente dal risultato di questa lotta per il potere, è difficile che le linee strategiche del partito muteranno. Sul piano interno la democrazia è fuori discussione, mentre su quello internazionale la priorità resterà la conquista delle risorse e materie prime necessarie ad alimentare la macchina produttiva. Però sul piano economico e sociale i due schieramenti hanno ricette molto diverse, ed il futuro della Cina - e quindi del mondo - dipenderà anche dalle scelte che verranno fatte nei prossimi anni.