domenica 28 aprile 2013

28 Aprile 1921
Vito Stassi 45 anni, dirigente socialista e presidente della Lega dei contadini del paese

La sera del 28 aprile 1921, tre uomini armati di fucile stavano appostati in via Brutto, a Piana dei Greci, come se aspettassero qualcuno. In effetti, qualcuno aspettavano davvero. Spuntò dall’angolo della strada intorno alle 21.30. Era Vito Stassi "Carusci", dirigente socialista e presidente della Lega dei contadini del paese. Aveva partecipato ad una riunione del vicino circolo socialista e adesso stava tornando a casa sua, dove l’aspettavano la moglie Rosaria Talento e i figli Giovanni di 11 anni, Antonina di 9 anni, Serafina di 7 e Rosa Lussemburgo (in onore di Rosa Luxemburg, mitica dirigente socialista trucidata a Berlino dai militari tedeschi nel 1919) di appena 2 anni. Ma Vito Stassi non sarebbe mai più tornato a casa. I tre killer fecero fuoco e lo colpirono con numerosi colpi, uccidendolo all’istante. Aveva appena 45 anni. Un classico omicidio di mafia, perpetrato contro un dirigente contadino, in un comune dove la sinistra aveva da tempo radici solide. E neanche questo sembrò una novità. In quel primo dopoguerra, infatti, durante il famoso «biennio rosso», che fu operaio al Nord e contadino al Sud, e negli anni immediatamente successivi, tanti altri dirigenti sindacali e politici di orientamento socialista erano stati trucidati dalla mafia e dal padronato agrario ed industriale. Per tutta la notte il corpo di Vito Stassi fu lasciato riverso sul selciato, dove venne vegliato dalla famiglia e da un nutrito gruppo di contadini, in attesa della perizia dell’autorità giudiziaria, che si fece solo nella mattinata del giorno successivo. Solo a quel punto, la salma del dirigente socialista fu ricomposta nel salone della sede del Partito socialista, in via Kastriota. I solenni funerali si svolsero nel pomeriggio: la bara del dirigente contadino, coperta da un drappo rosso, fu accompagnata da migliaia di contadini, che formarono un imponente corteo funebre. Alla testa c’era la fanfara dei circolo socialista. Al funerale parteciparono tante persone comuni e folte delegazioni dei circoli socialisti e contadini dei comuni del circondario. L’orazione funebre fu svolta dal falegname Michelangelo Jenna, segretario del Partito socialista di Piana. «Con la scomparsa di Vito Stassi - ha scritto lo studioso Francesco Petrotta nel volume "Politica e mafia a Piana dei Greci da Giolitti a Mussolini" (La Zisa, Palermo 2001) - veniva a mancare al partito socialista l’uomo in grado di organizzare una risposta alla mafia. Stimato dirigente per la sua bontà d’animo, egli rappresentava, assieme al vecchio Giorgio Carnesi e a Michelangelo Jenna, l’ala intransigente del partito che non accettava compromessi con la mafia». Aggiungendo: «A soli 24 anni, nel 1900, l’on. Barbato gli aveva affidato, assieme ad altri, la cassa della disciolta federazione socialista. Fu un atto di fiducia ma anche di riconoscimento politico. Autodidatta, la sera dopo i lavori nei campi, nel Circolo socialista leggeva e commentava ai contadini analfabeti i testi e la stampa socialista». Fu eletto diverse volte consigliere comunale e, nel 1912, su indicazione di Nicola barbato, fu chiamato a dirigere la «Cooperativa Agricola Anonima » in un momento molto difficile per il Partito socialista. Ammiratore della rivoluzione sovietica del 1917, in occasione dello sciopero contadino del 1919 fu soprannominato dagli avversari politici «Lenin». «Anche se si formò politicamente in un Partito di classe fortemente anticlericale, dove gli aderenti non battezzavano i nascituri né si sposavano in chiesa - ha scritto Petrotta nella biografia dedicata al dirigente contadino ("Vito Stassi Carusci e il biennio rosso a Piana dei Greci", La Zisa, Palermo 2003) non assunse mai posizioni antireligiosi. Anzi il 5 ottobre 1902 si sposò nella Chiesa di San Demetrio, la Matrice, con con Rosaria Talento, di 19 anni, dalla quale ebbe quattro figli: Giovanni, Antonina, Serafina, e Rosa Lussemburgo" (in onore di Rosa Luxemburg, dirigente socialista, assassinata dai tedeschi nel 1919 - ndr). Secondo il tenente colonnello Paolo Sanna, comandante la divisione dei Carabinieri reali di Palermo interna, «il delitto si suppone consumato a scopo politico. Gli affiliati al partito socialista mantengosi calmi, ma si riservano di deliberare circa il contegno da tenere riguardo all’uccisione del compagno di fede».
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