martedì 2 aprile 2013

2 Aprile 1985, La strage di Pizzolungo
Barbara Izzo Asta 30 anni
Giuseppe Asta 6 anni
Salvatore Asta 6 anni

La mattina del 2 aprile del 1985, poco dopo le 8:35, sulla strada statale che attraversa Pizzolungo, posizionata sul ciglio della strada statale, un’autobomba è pronta per l’attentato al sostituto procuratore Carlo Palermo che dalla casa dove alloggia a Bonagia si sta recando al palazzo di Giustizia di Trapani a bordo di una 132 blindata, seguito da una Fiat Ritmo di scorta non blindata. In prossimità dell’auto carica di tritolo l’auto di Carlo Palermo, supera una Volkswagen Scirocco guidata da Barbara Rizzo, 30 anni, che accompagna a scuola i figli Salvatore e Giuseppe Asta, gemelli di 6 anni. L’utilitaria si viene a trovare tra l’autobomba e la 132. L’autobomba viene fatta esplodere comunque, nella convinzione che sarebbe saltata in aria anche l’auto di Carlo Palermo. L’utilitaria invece fa da scudo all’auto del sostituto procuratore che rimane solo ferito. Nella Scirocco esplosa muoiono la donna e i due bambini. Tra i soccorritori, giungono dalla vicina via Ariston, il marito della donna, Nunzio Asta, con suo cognato, ma la Scirocco è così ridotta in frammenti che sul luogo dell’attentato trovano solo la 132 e la Ritmo e i due non sospettano che i loro congiunti possano essere stati coinvolti nell’esplosione. Dopo l’arrivo della polizia e delle autoambulanze Nunzio Asta torna a casa e si reca in auto al lavoro nella sua officina. Poco dopo la polizia gli telefona per chiedergli il numero di targa dell’auto, senza aggiungere altro e Nunzio Asta scopre che una sua impiegata ha già verificato che i suoi figli non sono mai giunti a scuola. Dei quattro agenti della scorta quelli sulla 132, l’autista Rosario di Maggio e Raffaele Mercurio, rimangono leggermente feriti mentre gli altri due vengono gravemente colpiti dalle schegge, Antonio Ruggirello a un occhio, Salvatore La Porta alla testa e in diverse parti del corpo. Dopo l’arrivo dei soccorsi e delle autopattuglie il giudice Palermo raggiunge il palazzo di Giustizia con una auto della polizia e qui i colleghi lo convincono a recarsi all’ospedale Sant’Antonio Abate dove viene sottoposto ad un esame audiometrico e ricoverato.
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