sabato 19 maggio 2012

i problemi dello sviluppo cinese

Non è ancor detta l'ultima parola comunque.

La crescita cinese sta rallentando, e le previsioni di qualche anno fa che davano il sorpasso degli USA intorno al 2020-2030 sono state ora spostate in avanti di almeno una decina d'anni. Nessuno dubita che l'economia cinese possa crescere ancora robustamente e a tassi molto superiori a quelli europei (gli USA sono un'altra storia). Ma l'ultimo piano quinquennale ha già fissato un obiettivo di crescita del 7% annuo (rispetto al 7,5% del piano precedente). La leadership cinese sta già riconoscendo il rallentamento dei tassi di crescita.

Gli elementi critici, tutti noti sia ai pezzi grossi del partito comunista cinese che agli analisti occidentali, sono numerosi e si stanno affastellando uno sopra l'altro. Per alcuni di essi stanno escogitando soluzioni, altri sono invece incompatibili con l'attuale modello di sviluppo.

Un problema di fondo è dato dalla burocrazia. L'economia cinese è ancora pesantemente pianificata ed una percentuale notevole del PNL è data dagli investimenti pubblici, specie nelle amministrazioni locali. Queste sono in mano a funzionari del partito la cui carriera è assicurata, oltre che dal partecipare a determinati schieramenti politici e dall'obbedienza alle direttive centrali, anche dai risultati economici conseguiti. Purtroppo le condizioni di vita, l'inquinamento, gli incidenti sul lavoro, etc. etc. sono tutti costi non immediatamente valutabili sul piano economico (esternalità) a differenza dei megawatt di energia, quantità di beni prodotti, edifici costruiti e quant'altro. C'e' quindi una fortissima pressione perché le amministrazioni ignorino i primi e si concentrino esclusivamente sui secondi. Questa pressione fa sì che il centro abbia grosse difficoltà a farsi obbedire su questi temi. A parole lo si fa (non sarebbe possibile il contrario :) ) ma nei fatti si cerca di ignorare le direttive.

DEMOCRATIZZAZIONE
La società cinese sta diventando, se non pluralista, più aperta alla circolazione di idee e più capace di esprimerle apertamente, pur con dei limiti ben precisi. Al momento la situazione sembra sotto controllo ed il partito comunista pare essere consapevole di ciò che può permettere e ciò che invece deve assolutamente impedire.
Non si può prevedere la direzione di questo fenomeno. Si possono però ipotizzare maggiori spinte nazionalistiche, man mano che la componente ideologica nel partito comunista cinese si riduce a favore di quella portatrice di istanze unicamente cinesi (qualcosa del genere accadde in URSS all'inizio degli anni '70, per poi esplodere negli anni '80 con la crisi finale del PCUS). Queste spinte potrebbero partire proprio dal basso - società e cultura cinesi sono disgustosamente nazionalistiche - ed essere poi sfruttate dal PCC come stampella e giustificazione del proprio potere.
Tutto questo per dire che la democratizzazione potrebbe generare instabilità e maggiore aggressività sul piano internazionale.

DEMOGRAFIA
Qua il problema invece è ingente ed evidente. La società cinese sta invecchiando rapidamente. Già oggi la quantità di maschi tra 15-24 anni è in riduzione rispetto a pochi anni fa. Si prevede che a partire dal 2015 comincerà a ridursi numericamente l'intera forza lavoro. Queste tendenze (che di per sé non sarebbero gravi) si trasformano in emergenza per il probabile rifiuto di accogliere immigrazione dall'estero (rifiuto originato da motivi culturali e politici) e dalla perdurante tendenza al pensionamento anticipato per tutta una serie di categorie professionali (soprattutto impiegate donne).

Stanno cominciando a chiudere alcune fabbriche ed altre hanno difficoltà ad attrarre lavoratori. Anche qua, il problema sarebbe meno sentito se l'economia cinese si fosse già trasformata in un'avanzata economica capitalistica, basata sul terziario e sulle produzioni ad alto valore aggiunto; ma così non è ancora. Questi settori esistono sicuramente ma la grande maggioranza dei lavori è ancora in attività a basso valore aggiunto ed esteso impiego di manodopera.
Ma l'invecchiamento della popolazione reca altre difficoltà. Nel 2020 oltre il 40% della popolazione fertile urbana sarà composta da figli unici. La piramide familiare cinese si è stabilizzata nel modello 4:2:1 (quattro nonni, due genitori, un figlio). La fertilità nelle città è già adesso ben sotto la soglia di mantenimento della popolazione; la cosa non si nota a causa dei continui afflussi dalle campagne, le quali però stanno per questo motivo invecchiando ancora più rapidamente.
Se la tendenza non cambia (e finora non c'e' nessun segnale di aggiustamento) nel 2040 la percentuale di over 65 sarà ben superiore a quella statunitense.

Tutto questo produrrà una forte pressione da parte della popolazione perché lo Stato introduca un sistema pensionistico, assistenziale e sanitario in grado di sostenere la massa di anziani. Allo stato attuale delle cose una coppia lavoratrice non infatti è in grado di assistere efficacemente i propri genitori anziani. Quest'assistenza è però necessaria ed è in Cina tradizionalmente ritenuta una prerogativa familiare. Lo Stato dovrà presumibilmente farsene carico, a meno di non rivedere totalmente la sua politica demografica; ma anche se la rivedesse, ci vorrebbero ormai decenni perché si vedano i risultati di ciò, e non si risolverebbero comunque i problemi della generazione attuale. Per creare un sistema assistenziale adeguato sarà necessario distogliere una quota significativa del pnl da investimenti più produttivi (infrastrutture, supporto allo sviluppo, spese militari).
Per finire l'obbligo di un solo figlio ha creato una situazione demografica molto sbilanciata. Nella fascia d'età 1-4 anni ci sono 123 maschi ogni 100 femmine (il rapporto naturale sarebbe 105:100) e questo comporterà in futuro l'impossibilità di sposarsi per molti uomini. Questo potrebbe causare instabilità, disordini, incremento della criminalità (ci sono delle correlazioni tra questi fenomeni e la percentuale di uomini giovani non sposati in una società, anche se forse è azzardato considerare la correlazione come nesso di causalità. qua c'e' un articolo che lo fa.

INQUINAMENTO
L'inquinamento atmosferico sta già adesso rallentando pesantemente la crescita cinese producendo danni annuali valutati tra il 4% ed il 6% del PNL. Ma la valutazione economica non rende giustizia del danno causato alla società.

Il governo cinese ha ammesso l'esistenza di oltre 100 villaggi del cancro (qui la mappa google):

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anche se attivisti cinesi, che tengono una contabilità più aggiornata, sono arrivati a 450 e passa. Sono comunità agricole, poste nelle vicinanze di miniere o centri industriali, nei quali la mortalità per tumori è fuori scala rispetto al resto del paese (in cui già è più alta rispetto alla media asiatica; i contadini cinesi muoiono di cancro ai polmoni quattro volte la media mondiale, di cancro al fegato due volte).

Poiché i manager o i dirigenti del partito responsabili dello sviluppo industriale fanno carriera in base ai risultati economici conseguiti, poiché le ricadute ambientali non fanno parte dei parametri secondo i quali sono valutati e poiché - infine - la Cina è una dittatura priva di stampa libera e con scarse possibilità di protesta, l'effetto netto di tutto ciò è un inquinamento devastante. Si inquinano le falde acquifere, si scaricano rifiuti tossici senza riguardo per i lavoratori o le popolazioni circostanti, si emettono liberamente nell'atmosfera gas tossici.

Tutto questo ha avuto un costo, che finora è stato assorbito (diciamo così) dalla popolazione e dall'ambiente; adesso, finalmente, sta tornando nel circuito economico. Sempre più persone protestano, man mano che si fa strada la consapevolezza di vivere in ambienti degradati e che riducono considerevolmente l'aspettativa di vita. I cinesi che vivono nelle grandi città e che stanno raggiungendo standard di vita non troppo lontani dai nostri faticano ad accettare che devono respirare - e far respirare ai propri figli - un'aria inquinata, inquinatissima. Presumibilemnte nei prossimi anni il governo sarà costretto - anche contro la sua volontà - a distogliere una quota parte degli investimenti per combattere il degrado ambientale e fornire agli ammalati cure sanitarie adeguate.

ACQUA
Il problema idrico è solo parzialmente dovuto all'inquinamento. In effetti molte falde acquifere risultano inquinate ed in molte città cinesi si beve acqua al limite della potabilità.
Ma per la Cina, l'acqua è soprattutto fonte indiretta di cibo. La maggior parte del consumo d'acqua (il 60%) è concentrata infatti nell'agricoltura, e pur in presenza di una buona efficienza produttiva il settore stenta a nutrire tutta la popolazione.

L'anno scorso un esperto cinese ha messo in guardia il governo, avvertendolo che se non vengono avviate politiche che riducono il consumo d'acqua il risultato sarà drammatico: ogni anno le falde acquifere si abbassano di un metro circa, ed entro trent'anni si avrà siccità ed inaridimento del suolo in tutta la zona di pianura settentrionale, la più a rischio.

Lo stesso esperto consiglia di aumentare il prezzo dell'acqua per ridurne il consumo (cosa che basterà comunque ad aumentare il prezzo dei cereali o a ridurre la produzione) e soprattutto a ricorrere all'importazione di cibo, la soluzione in prospettiva più economica.

Anche questo è un problema che il governo cinese dovrà affrontare a breve, e che potrà essere risolto solo distogliendo risorse da utilizzi più fruttuosi.

Aggiungo che negli anni '70 ed '80 i massicci acquisti di grano da parte dell'URSS provocarono un aumento del prezzo mondiale di queste commodities ed una carestia nel terzo mondo; la Cina potrebbe causare una carestia molto più grave se cominciasse ad importare massicciamente grano. Probabilmente è anche per questo che i cinesi, in Africa, stanno comprando la terra.

DEBITO INTERNO
Questo potrebbe essere, come direbbero gli anglosassoni, il gorilla da 400 chili. :) Per sostenere gli investimenti locali le amministrazioni pubbliche sono ricorse a massicci prestiti da parte delle banche (le quali, essendo cinesi, hanno obbidito senza fiatare e senza porsi problemi sull'eventuale non solvibilità dei debitori). La Banca Popolare Cinese ha stimato l'ammontare di questi debiti intorno al 34% del PNL cinese. Se a questa cifra si aggiungono il debito pubblico cinese (20% del PNL), le obbligazioni emesse da banche pubbliche, le obbligazioni delle ferrovie ed altri enti pubblici arriviamo ad una percentuale del debito sul PNL dell'80%. Buona parte di questo debito, per di più, è stato contratto nell'ultimo decennio. Questo significa che negli ultimi anni lo sviluppo cinese si è retto su un enorme indebitamento sommerso (perché interno e non soggetto al controllo dei mercati internazionali) ma non per questo non pericoloso.

Essendo il debito interno la Cina non rischia "abbandoni" da parte dei creditori internazionali; le banche cinesi si dovranno tenere questi crediti anche quando diventeranno inesigibili (buona parte degli investimenti sostenuti dalle amministrazioni locali sono infatti non fruttuosi, il che renderà impossibile ripagare i debiti). Ma questo le potrebbe far fallire a meno di interventi statali, che avranno un costo economico.

LE INFRASTRUTTURE
Tutto lo sviluppo infrastrutturale cinese di questi decenni è stato all'insegna della rapidità: costruire quanto più possibile nel minor tempo possibile. Non esistono leggi secondo cui la lentezza è sinonimo di qualità (pensiamo alle nostre autostrade e metropolitane) o la rapidità implica scarsa qualità.

Ma spesso la sicurezza implica un aumento dei costi. La sicurezza costringe infatti ad utilizzare materiali più costosi, a progettare in modo ridondante, ad addestrare molto bene il personale che opererà le infrastrutture, etc. etc. Risparmiare su uno o più di questi fattori permette di produrre più cose in tempi minori. E ciò è molto positivo per i burocrati ed i dirigenti incaricati di realizzare i progetti.

Il problema, come alcuni di quelli sopra, è acuito dall'assenza di una stampa libera e di un controllo dal basso. La stampa cinese è rapidissima a puntare il dito sui dirigenti corrotti o sui colpevoli di negligenze dopo che i disastri sono accaduti. E' invece molto silenziosa prima.

Nel luglio 2011 due treni ad alta velocità, punta di diamante dell'alta tecnologia cinese, si sono scontrati per una serie di motivi (fattori umani e naturali) nella provincia di Wenzhou, con un bilancio di 40 morti e quasi 200 feriti.

Non è l'incidente più grave che abbia coinvolto treni ad alta velocità (in Germania morirono 101 persone nel 1998) ma ha causato in Cina parecchia costernazione per le modalità e soprattutto la rapidità con cui le autorità hanno terminato l'indagine e ristretto la copertura giornalistica del disastro.

In sè l'incidente non prova nulla. E' possibile che ponti, ferrovie, treni, edifici scintillanti ed intere città siano stati costruiti negli ultimi 10-20 secondo i criteri occidentali, e che quindi queste infrastrutture siano longeve e sicure.

E' però anche possibile che nella loro costruzione e progettazione si sia sacrificato molto alla rapidità ed alla quantità, perdendo in qualità dei materiali, sicurezza e longevità. Un incidente ferroviario ogni tanto può anche essere accettabile - sebbene in quarant'anni di utilizzo dei treni proiettile i giapponesi abbiano subito un solo morto (un passeggero rimasto incastrato in una porta).

Ma i cinesi hanno quattordici centrali nucleari e prima di Fukushima progettavano di sestuplicare la percentuale di energia nucleare entro il 2020.

Hanno costruito intere città in zone sismiche. Il terremoto del 2008, che uccise decine di migliaia di persone, fece crollare numerosissimi edifici in cemento armato di nuova costruzione. Moltissimi bambini morirono nel crollo di migliaia di scuole. La cosa fece venire alla luce uno scandalo di enormi dimensioni che coinvolgeva costruttori e dirigenti di partito. Il governo promise una durissima punizione per i colpevoli di reati e procedette poi a reprimere le proteste, che evidentemente avevano oltrepassato il massimo consentito.

Hanno per finire immense dighe in esercizio o in costruzione che potrebbero in caso di cedimento provocare centinaia di migliaia di morti.

A dire il vero questo è già successo
. Nel 1975 un tifone colpì un bacino idroelettrico cinese in cui operavano decine di dighe. Esse erano state costruite al risparmio, con meno bocche di sfogo rispetto a quanto inizialmente pianificato e a quanto il principale progettista ed esperto idroelettrico cinese aveva ripetutamente chiesto (era stato allontanato dall'incarico per questa fastidiosa insistenza). A causa inoltre della scarsa manutenzione, le bocche esistenti erano intasate di fango e detriti. Pertanto quando si cercò si aprirle per far defluire l'acqua che stava salendo pericolosamente in tutti gli invasi, non accadde nulla. In una delle dighe più grandi era stata spedita una divisione di artiglieria dell'esercito popolare cinese, con il compito di alzare il livello della diga con sacchi di sabbia (!). Ad un certo punto, disperati, chiesero l'intervento dell'aviazione per colpire le chiuse - ma era troppo tardi. La diga cedette, travolgendo i corrieri che erano stati spediti per avvisare la popolazione di mettersi in salvo. La gente non era stata avvertita, i razzi di segnalazione non li vide nessuno. L'ondata di piena - ampia 10 chilometri ed alta da 3 a 7 metri - si spense nelle campagne, che percorse a 50 chilometri orari. Morirono sull'istante circa 20.000 persone, interi villaggi e cittadine totalmente cancellati. Almeno altri 150.000 morirono nei giorni e settimane successive, di fame e malattie; l'area era totalmente isolata ed i soccorsi non riuscivano a raggiungere le comunità isolate e le persone che vagavano in mezzo a mari di fango.

L'esercito popolare distrusse le chiuse delle altre dighe - con attacchi aerei, come era stato richiesto - per impedire una strage ancora più grande. L'esperto idroelettrico venne rimesso al suo posto. Ma di quei morti in Cina non parla nessuno.

SICUREZZA INTERNA
Su questo problema dico solo una cosa: la Cina sta spendendo più per la sicurezza interna che per le proprie forze armate. Una porzione immensa di ricchezza è impiegata per controllare la propria popolazione anziché per produrre cose.
Citavo prima l'esempio delle 500.000 telecamere di sicurezza commissionate alla CISCO e all'HP per la città di Chongqing, nel quadro del progetto "Chongqing pacifica" (sinceramente come slogan è meglio tolleranza zero). qua c'e' un articolo.

Però questo a dire il vero non è un problema, è più uno stato di cose. Per il governo cinese il controllo della popolazione non è un costo di cui discutere, ma piuttosto un'ovvietà.

ECONOMIA IN GENERALE
La Cina in trent’anni di impetuoso sviluppo si è trasformata da paese del terzo mondo con un’economia di autosufficienza nella seconda potenza economica mondiale. Oggi esporta in un sol giorno più di quanto ha esportato in tutto il 1978, e nelle esportazioni è la chiave del suo successo attuale.
Questo modello di sviluppo non è riuscito però a cancellare alcuni grossi difetti strutturali insiti nella cultura e nelle istituzioni cinesi. Altri paesi (la Russia soprattutto) davanti a questi problemi sono crollati e non sono riusciti a sfondare. La Cina finora ci è riuscita, eppure i limiti continuano ad esistere.
Resteranno irrilevanti anche nel futuro ovvero emergeranno prima o poi per arrestare lo sviluppo? Quest’ultimo capitoletto è il più ipotetico, ma lo metto lo stesso perché gli elementi frenanti sono oggettivi.

Anche se la Cina produce oggi senza alcuna difficoltà prodotti altamente tecnologici – dagli ipad agli aerei stealth passando per le automobili giapponesi – non sta assolutamente riuscendo a portare a casa gli elevati profitti insiti in queste produzioni ad alto valore aggiunto.
Ciò perché all’interno della catena produttiva i cinesi restano molto in basso: forniscono le materie prime, la manodopera, l’ambiente da inquinare, e là finisce il loro ruolo. Ricerca e sviluppo, brand, marketing, distribuzione restano al di fuori della loro portata. Se quindi fisicamente sono diventati il principale produttore del pianeta, dal punto di vista economico ricordano più un immenso Messico. La Foxconn, forse il più grande produttore di elettronica al mondo, guadagna su ciò che produce margini dell’8-10%. L’Apple, di cui la FoxConn è fornitrice, sugli stessi prodotti guadagna il 35-40%.
Questa differenza comporta tra le altre cose che l’Apple, con una struttura industriale assai agile, dispone degli investimenti necessari per fare ricerca e sviluppo e restare all’avanguardia tecnologica. La Foxconn è un pachiderma industriale con enormi capacità produttive ma scarsissima capacità di fare ricerca in proprio.

E non solo. La Cina non dispone con pochissime eccezioni di propri brand. Questo non la frena sul mercato interno ma le impedisce di competere su quello internazionale, se non appunto come fornitore di prodotti altrui. Caterpillar, Boeing, John Deer, Airbus possono invece comandare prezzi (e profitti) molto più alti della concorrenza cinese proprio perché sono dei brand la cui qualità è globalmente riconosciuta.

Le multinazionali occidentali investono estesamente in ricerca e sviluppo, sia perché hanno i flussi di cassa per poterlo fare sia perché competono in contesti che proteggono fieramente i diritti di proprietà intellettuali come i brevetti. La Cina offre alle aziende (anche cinesi) una debolissima protezione dal plagio. E’ in Cina assai più conveniente copiare i prodotti di un concorrente – tramite reverse engineering più o meno riusciti – che investire massicciamente in ricerca e sviluppo, visto che tanto le invenzioni non sono protette.

Non solo non vengono protette le invenzioni, ma gli stessi diritti di proprietà sono assai laschi. Le industrie cinesi in mani private prosperano perché ciò conviene allo Stato. Ma nel momento in cui un’azienda diventasse di importanza strategica, o per un qualunque motivo si trasformasse in un pericolo, i suoi dirigenti finirebbero immediatamente sotto processo per le violazioni di legge più bizzarre.
Anche questo tende a favorire una mentalità non libera, non creativa, ed avversa agli investimenti di lungo periodo. Fanno eccezione le numerose imprese di proprietà direttamente o indirettamente statale, che operano a tutti gli effetti come braccia del governo.

Per finire è ampiamente riconosciuta l’inefficienza del sistema scolastico, che non favorisce assolutamente la creatività e l’iniziativa individuale. La qualità del sistema scolastico cinese oscilla tra il pessimo e l’appena sufficiente e non è un caso che tutti i rampolli della dirigenza (comunista) vadano a studiare negli USA. Sempre negli USA vengono inviati gli studenti più brillanti, unico modo per ovviare ad una carenza strategica.

CONCLUSIONI
Ecco, questo è tutto. Quelli descritti sono tutti problemi reali. Non è chiaro quanto e quando potranno frenare la crescita dell’economia cinese; ma per alcuni di essi non è neppure chiaro come combatterli. Credo che sia anche per questo che l’attuale dirigenza cinese parla di svolta epocale e che nel partito comunista cinese sono emersi due schieramenti contrapposti (fino a pochissimo tempo era imperativo mostrare un’apparenza di assoluta concordia) .

Stiamo a vedere.