domenica 27 maggio 2012

la strage di via dei Gergofili

27 Maggio 1993 ore 1:04 Strage di via dei Georgofili
Caterina Nencioni 50 giorni
Nadia Nencioni 9 anni
Fabrizio Nencioni 39 anni
Angela Fiume 36 anni, custode dell’Accademia dei Georgofili
Dario Capolicchio 22 anni, studente di architettura

Nadia Nencioni non aveva ancora nove anni. Sua sorella Caterina cinquanta giorni. La bomba di via dei Georgofili le seppellì sotto montagne di macerie con il padre Fabrizio e la mamma Angela, mentre il giovane studente di architettura Dario Capolicchio morì carbonizzato nel rogo del suo appartamento.
Alle ore 1,04 del 27 Maggio 1993, in via dei Georgofili, nel centro di Firenze, esplode un Fiat Fiorino. Crolla la Torre delle Pulci – dove ha sede l’Accademia dei Georgofili – e muoiono sul colpo i quattro componenti di una famiglia che vi abitava, fra i quali due bambine. I vicini palazzi storici vengono sventrati e nell’incendio di un palazzo antistante la Torre delle Pulci perde la vita lo studente Dario Capolicchio.
Il bilancio finale parla di 48 persone più o mano gravemente ferite. Ma gravi perdite riporta anche il patrimonio artistico: risultano danneggiati anche la Galleria degli Uffizi, Palazzo Vecchio, la Chiesa dei Santi Stefano e Cecilia al Ponte Vecchio e l’Istituto e Museo di Storia della Scienza.
Numerose opere d’arte conservate in quegli edifici vengono distrutte o danneggiate: fra di esse opere di Giotto, Van Der Weyden, Sebastiano del Piombo, Rubens, Bernini, Reni, Gaddi, Vasari, Tiziano, oltre a sculture e reperti di significativo valore storico.

[La] strage di Firenze, […]ha un antefatto inquietante il 5 novembre 1992, con la collocazione nel giardino dei Boboli (all'interno di Palazzo Pitti) di un proiettile di artiglieria risalente alla seconda guerra mondiale. Un ordigno inoffensivo, ma dal chiaro valore simbolico, fatto ritrovare ai piedi della statua del magistrato Marcus Cautius. Fu il catanese Santo Mazzei a portare il proiettile nel giardino, rivendicando l'azione (un chiaro avvertimento) con una telefonata all'ANSA. Passano pochi mesi e un Fiat Fiorino trasformato in autobomba (circa 250 kg di miscela esplosiva) deflagra all'1,04 del 27 maggio 1993 in Via dei Georgofili. Un impatto devastante, che provoca 5 morti, una cinquantina di feriti, molti sfollati dalle abitazioni circostanti (intaccate e rese pericolanti dall'esplosione) e gravi danni ad edifici storico/artistici, fra cui la celebre Galleria degli Uffizi. Le prime indagini sono efficienti: si scopre la provenienza della vettura (rubata a Firenze pochi giorni prima e trasformata in autobomba a Prato), e si individua in Cosa Nostra regia ed esecuzione della strage. La mafia ordinò e realizzò la strage, nell'ambito di una strategia che voleva realizzare una pressione sulle Istituzioni, in risposta ad un'offensiva che lo Stato aveva lanciato sul piano giudiziario contro la mafia stessa.
Chiudono la storia processuale, sanciti in via definitiva dalla Cassazione il 6 maggio 2002, numerosi ergastoli e pesanti condanne. Fra i condannati figurano i nomi maggiormente noti della mafia: Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Bernardo Provenzano, Totò Riina e altri ancora. Le dure condanne verso i vertici di Cosa Nostra sono un risultato sicuramente notevole, ma purtroppo incompleto. I magistrati titolari dell'inchiesta (Gabriele Chelazzi e Giuseppe Nicolosi) palesarono fin dall'inizio delle indagini dubbi su una gestione in totale autonomia da parte di Cosa Nostra. Entità esterne ordinarono (o perlomeno collaborarono, coprirono, o finsero di non vedere) la strage di Firenze. Ma su queste entità esterne, su queste connivenze politiche con Cosa Nostra, non si è mai fatta chiarezza.

Fonte

 
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