Entro il 2013 il presidente del Partito Comunista Cinese, Hu Jintao, abbandonerà la carica e verrà sostituito.
Ci
sono - sostanzialmente - due grossi gruppi di potere che competono per
la presidenza. E' possibile che a diventare Presidente sia il campione
di uno schieramento, o che ci si accordi per un candidato di
compromesso, accettabile ad entrambi i gruppi.
Una fazione - i
populisti - si batte per una società più equa; identifica nella
disparità sociale il maggiore problema della Cina contemporanea e
cercherà di privilegiare le politiche sociali, anche a costo - se
necessario - di un rallentamento dello sviluppo economico. Politicamente
questa fazione si richiama apertamente alle tradizioni maoiste e
comuniste del partito.
L'altra fazione - gli elitari - crede
invece che la soluzione a questo male sia lo sviluppo economico ed il
mantenimento delle attuali strategie di sviluppo: chi si ferma è
perduto, mentre al contrario è solo grazie allo sviluppo capitalistico
che una parte così grande della popolazione cinese è riuscita ad uscire
dalla miseria. Politicamente questa fazione non si rifa - se non in modo
puramente formale - all'ideologia comunista. E' poi relativamente più
aperta sulla circolazione delle idee rispetto al primo gruppo.
Considerato
che il regime è a pieno titolo una dittatura e che pure all'interno del
partito la democrazia è penosamente scarsa, la successione assume
aspetti drammatici ed a volte feroci. Qualche settimana fa uno degli
esponenti più forti della fazione popolare e sindaco di Chongqing (28
milioni di abitanti), Bo Xilai, ha licenziato il suo vice e capo della
polizia, famoso per l'efficienza nella lotta al crimine.
Costui
subito dopo il licenziamento è scappato dalla città - inseguito
dappresso da decine di macchine della polizia. E' arrivato al più vicino
consolato USA, dove ha chiesto asilo diplomatico. A questo punto è
intervenuto il Partito. Una delegazione è arrivata da Pechino e dopo
aver allontanato i poliziotti ha ottenuto la consegna del fuggiasco.
Costui è stato condotto a Pechino e messo in mano alla sezione affari
disciplinari del Partito.
In questi giorni si rincorrono notizie
confuse sull'arresto, le dimissioni, la scomparsa dalle riunioni
ufficiali di Bo Xilai. Nell'ultima conferenza stampa, tra le altre cose
ed in mezzo ad una pesante autocritica per "alcuni errori" commessi, il
dirigente aveva dichiarato che in Cina l'indice di Gini (che misura
l'ineguaglianza nella società) supera ora lo 0.46, più degli Stati
Uniti.
Indipendentemente dal risultato di questa lotta per il
potere, è difficile che le linee strategiche del partito muteranno. Sul
piano interno la democrazia è fuori discussione, mentre su quello
internazionale la priorità resterà la conquista delle risorse e materie
prime necessarie ad alimentare la macchina produttiva. Però sul piano
economico e sociale i due schieramenti hanno ricette molto diverse, ed
il futuro della Cina - e quindi del mondo - dipenderà anche dalle scelte
che verranno fatte nei prossimi anni.